
Girando in metropolitana a Parigi o nelle stazioni ferroviarie francesi non vi capiterà di imbattervi in una sola pubblicità che reclamizzi il film Sacré Coeur. Eppure la pellicola realizzata da Steven e Sabrina J. Gunnell esce nelle sale cinematografiche proprio in queste ore. La società che si occupa delle campagne pubblicitarie sui treni e sul trasporto pubblico non l'ha reputata idonea. Dicono essere "incompatibile con il principio di neutralità del servizio pubblico". E si mascherano dietro l'accusa (incomprensibile) di "proselitismo". E poco o nulla importa a questi censori che, ricostruendo le apparizioni di Gesù a Marguerite-Marie Alacoque tra il 1673 e il 1675, il documentario restituisce ai francesi (e non solo) parte della loro storia e delle loro radici.
Girando per le strade di Strasburgo, invece, vi capiterà sicuramente di imbattervi in uno dei tanti cartelloni che reclamizzano "la dolcezza della città", campagna pubblicitaria voluta dall'amministrazione comunale verde. Otto volti di anziani. Tre uomini, cinque donne (non sia mai il contrario). Di queste ultime una con l'hijab, il velo islamico, sul capo. E sicuramente l'intento (ideologico) era rappresentare la società multietnica, il teorema dell'integrazione, l'apertura all'islam e via dicendo ma farlo col viso sorridente di una nonnina che indossa un copricapo che purtroppo in molte situazioni famigliari non è una libera scelta ma diventa simbolo di oppressione e sottomissione è un autogol. Un contrasto, insito in quell'immagine, che non è stato notato soltanto dai politici di destra che hanno ovviamente stigmatizzato la scelta del Comune.
Le due polemiche si tengono tragicamente insieme, non solo per una coincidenza temporale.
E purtroppo diventano lo specchio di una Francia, ma anche di un'Europa, che spesso e troppo facilmente fugge dalla propria storia impugnando lo scudo della laicità dello Stato e, al tempo stesso, non perde occasione per accogliere e promuovere la cultura islamica infischiandosene bellamente dell'appena citato principio della laicità dello Stato. Un cortocircuito ideologico che la sinistra promuove a spese di noi tutti.