Mentre a Bruxelles continua la minaccia seria e immanente di attacchi terroristici (livello 4, il massimo), sui nostri schermi piomba una strana e visionaria commedia del belga Jaco Van Dormael, strano anche lui: in ventiquattro anni ha girato quattro film. Dio esiste e vive a Bruxelles (da giovedì nelle sale) ha per protagonista un dio odioso, che dalla capitale belga, regna sul mondo con perfidia autentica, godendo delle disgrazie inflitte. Altro che «ama il prossimo tuo come te stesso». Qui il dispotico nume, interpretato dalla cinquantunenne star belga Benoit Poelvoorde, esorta a «odiare il prossimo tuo, come odi te stesso». Siamo nell'ambito della satira. Il toast cade dalla parte della marmellata? Il telefono squilla mentre ti sei appena immerso nella vasca da bagno? Quattro povericristi hanno le ore contate? È lui il responsabile: il dio belga, che tra canali bigi, sotto una pioggia grigia e in plumbei tramonti di morte, infligge pene via computer. Nonostante il tono leggero, si ha l'impressione che questa favola surreale aderisca in modo sorprendente a quanto ci accade intorno: noi di qua, a piangere i morti di Parigi; e questo dio insopportabile, con la faccia caprina di Pooelvorde, a spargere male a piene mani da Bruxelles. Nella fantasia, un Dio meschino e vendicativo vive nella capitale belga. Nella realtà però, c'è chi vorrebbe Allah al suo posto nella città... «Non volevo parlare di religione, ma dietro al Dio crudele c'è il potere, l'oppressione. Abbiamo cominciato a scrivere la sceneggiatura quando a Parigi si manifestava contro i matrimoni gay. E l'abbiamo montato mentre avveniva la strage a Charlie Hebdo. Ci siamo detti: dobbiamo alimentare l'utopia di poter ridere di tutto con tutti. E poi a Bruxelles piove sempre, ci sono gli ingorghi, il cielo è grigio: da lì vengono tutte le rotture di balle», spiega Van Dormael, ateo dichiarato che al suo attivo ha Totò le heros (1991) e lo sperimentale Mr.Nobody (2009). Il fatto è che Jaco, quest'anno applaudito a Cannes, non si preoccupa d'entrare nell'occhio del ciclone. «Sarò incosciente, -dice- ma non ho mai pensato che questo film fosse pericoloso per me, solo perché in scena ci sono Dio, Gesù e il Nuovo Testamento. Certo, fossi stato in Iran e avessi voluto girare Allah esiste e abita a Teheran, non avrei potuto farlo».Per fortuna, il pessimo dio qui protagonista, tra atmosfere sospese alla Magritte e una Catherine Deneuve in salsa cougar, che va a letto con un gigolò e con un gorilla alla King-Kong, ha una moglie benevola. Sarà lei a riordinare il computer del marito, riportando la pace nel mondo, mentre la figlia del dio maligno opererà a sua volta per sistemare le cose. «Dio non è il Deus ex-machina di tutto. La vera questione è: vivi la tua vita come se dovessi morire domani. E sono pronto a girare una trilogia: Allah non sa guidare, Allah spreca l'aria e Il frigo di Allah puzza», alleggerisce Pooelvorde, che è cattolico e ama il buon vino. Quanto all'empatia, l'interprete di Asterix ha le idee chiare: «Bisogna essere in empatia con tutti, particolarmente noi artisti.
Però viviamo in un mondo dove la tv, che chiamo le dita del diavolo, ci fa vedere tutto. Troppo. Bisogna essere riservati: prima dell'empatia, c'è il pensiero, la riflessione».Così Van Dormael, con il suo film, finisce anche col riscrivere la Bibbia. Con stupefacente tempismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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