Finale degli Europei a rischio varianti. L'Italia si candida

Draghi: "Mi adopero perché non si giochi a Londra dove crescono i contagi". Stop dell'Uefa Allerta Ue per la delta, i nuovi test per tracciarla

Finale degli Europei a rischio varianti. L'Italia si candida

La variante delta scombina le carte dei campionati Europei. Dopo aver riempito, forse prematuramente, gli stadi, ora ci si pone il problema della finale dell'11 luglio, inizialmente prevista a Londra. «Mi adopererò perché non si disputi in un Paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente» promette il premier Mario Draghi dopo il vertice a Berlino con la cancelliera Angela Merkel. Si ipotizza timidamente Budapest, ma a quanto pare non si esclude Roma, che già ha ospitato Italia-Galles domenica scorsa. La Figc per ora frena: «Ultima gara a Roma nei quarti di Euro 2020? Smentisco categoricamente» sostiene il presidente Gabriele Gravina. E anche la Uefa fa sapere che ufficialmente non si considera nessuno spostamento di sede, anzi starebbe trattando un aumento del pubblico sugli spalti.

In effetti l'Italia non è esattamente tranquilla: con il 26% dei casi, è al quinto posto nel mondo fra i Paesi in cui è maggiore la circolazione della variante delta. La Germania si attesta al 15% e la Francia al 7%. Sono i dati della stima pubblicata dal Financial Times sulla base delle sequenze genetiche del virus depositate nella banca internazionale di dati genetici Gisaid e dei dati provenienti dall'istituto di ricerca belga Sciensano. Non solo, l'Italia sembra anche tra i Paesi in cui il calo della variante alfa, quella inglese, è minore. «Siamo di fronte a un progresso fragile - sostengono concordi Draghi e Merkel - La quota vaccini cresce ma ancora non si può dire che ci stiamo avvicinando all'immunità di gregge, anche perché siamo esposti alle nuove varianti».

Il timore non trova (ancora) riscontro nei numeri solo perché la variante indiana non viene tracciata e non sappiamo effettivamente quanti casi conti. Il consorzio per il sequenziamento delle varianti annunciato qualche tempo fa non è mai stato realizzato e, al momento, si procede per stime. Il sequenziamento «è costoso, richiede tempo ed è stato trascurato» rileva sul Financial Times il direttore dell'Institute of Global Health a Ginevra, Antoine Flahault. Resta da chiarire il motivo del ritmo diverso con il quale la variante delta si sta diffondendo in Europa, ma il punto sul quale in molti sono d'accordo è che una delle principali contromisure sia accelerare con le campagne di vaccinazione anti Covid-19 in modo da rallentare la circolazione del virus il più possibile. «C'è un messaggio che tutti dobbiamo avere molto chiaro: non è finita» osserva sul quotidiano il virologo Bruno Lina, dell'Università Claude Bernard di Lione.

Anche i nostri virologi si rendono conto che la variante potrebbe riservare sorprese in autunno e compromettere i numeri positivi dell'estate. Anche se non causerà ricoveri gravi, aumenterà i contagi. E, dopo un anno e mezzo di pandemia, abbiamo imparato che i problemi si vedono sui grandi numeri: più aumentano gli asintomatici, più aumentano anche i casi gravi. E, contando che 3 milioni di persone fragili non sono ancora vaccinate, è facile immaginare il rischio di una nuova ondata delta. A lanciare il monito è Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia: «La variante delta per la sua alta diffusibilità sta addirittura sostituendo la variante alfa. Certamente più una variante si diffonde, più penetra nella popolazione e più fa danni. Ma questo al momento per noi è un pensiero lontano - rassicura - perché assistiamo da tempo alla presenza di focolai che però finora non sembrano prendere piede». Sono in arrivo i nuovi test.

Rispetto a quelli attualmente utilizzati per la diagnosi, non cercano le mutazioni nella proteina in cui queste si concentrano maggiormente, ossia la Spike utilizzata dal virus per invadere le cellule, ma cercano una mutazione chiamata N501Y, presente in tutte le principali varianti finora note tranne che nella delta.

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