La fine di comizi e incontri ma la politica è contatto

Niente incontri e niente comizi, solo Facebook. Sono le istruzioni di Vincenzo De Luca al suo staff per l'ultima fase della sua campagna elettorale, quella che di solito riempie le piazze.

La fine di comizi e incontri ma la politica è contatto

Niente incontri e niente comizi, solo Facebook. Sono le istruzioni di Vincenzo De Luca al suo staff per l'ultima fase della sua campagna elettorale, quella che di solito riempie le piazze. Il Mattino ha opportunamente chiesto un parere a un vero esperto in materia, l'ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, non a caso soprannominato «Vasa Vasa» («Bacia Bacia», per i non siciliani): «Avrei preso la metà dei voti in una campagna elettorale con il distanziamento e senza contatto diretto con gli elettori», ha ammesso Cuffaro con franchezza, ricordando le mille richieste dei questuanti: «Il 90 per cento delle persone che mi veniva a trovare in Regione voleva soltanto un consiglio, un parere, un aiuto a capire. Certo, c'era anche chi chiedeva un posto di lavoro e si cercava di risolvere il problema». C'è il Covid che sconsiglia assembramenti, ovviamente. Ma forse c'è anche la mutazione genetica di una politica senza corpo che vuole eliminare il corpo dalla politica. Tagliare i parlamentari «per risparmiare» (e allora perché non ridurli a 20 o 30?) è un altro passo verso la smaterializzazione della politica che in fondo a molti può far comodo. Banalmente, anche perché le sfiancanti campagne elettorali porta a porta di una volta richiedono una resistenza e una presenza fisica che non tutti hanno. Nel 2013, a soli due anni dalla morte, il paese di Gissi ha dedicato una strada a Remo Gaspari, storico esponente della Dc abruzzese. Lo «Zio Remo», come lo chiamavano tutti, era famoso per lo studio in cui riceveva fiumane di persone in cerca di un favore, un aiuto, un posto di lavoro. Divenne sindaco di Gissi, un paese che era all'80% comunista, e nella feroce campagna elettorale del 1948 si narra che stabilì un record di 172 comizi. Benito Mussolini, il primo a usare scientificamente il corpo come arma politica, raccontava: «Ho concesso più di sessantamila udienze, mi sono interessato di quasi due milioni di pratiche di cittadini, per fare tutto questo ho dovuto e devo mantenere perfettamente in funzione il mio corpo, come se fosse un motore». Basta una breve ricerca su Google per scoprire che esiste un'ampia bibliografia sull'uso del corpo da parte di Silvio Berlusconi, a riprova che anche nell'epoca della tv la sola immagine elettronica non bastava. E nell'era dei social? Si sono spesi torrenti di parole sulla «Bestia», lo staff della propaganda web di Matteo Salvini, descritta a volte come una onnipotente macchina da consensi.

Ma se così fosse, perché il leader della Lega continuerebbe a girare ogni angolo d'Italia lanciando messaggi con il proprio corpo? Forse l'era della politica 2.0 ha troppa fretta di archiviare i vecchi attrezzi del mestiere: carne e sangue.

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