Finita la «caccia» al Cavaliere: ora può tornare a candidarsi

L'ordinanza di riabilitazione ha effetto immediato In forse il ricorso dell'accusa, il pg: «Valuteremo»

Finita la «caccia» al Cavaliere: ora può tornare a candidarsi

La fine dell'incubo per Silvio Berlusconi arriva con quattro smilze paginette, notificate venerdì sera ai suoi difensori. La sentenza che nell'agosto 2013 lo aveva condannato per frode fiscale è cancellata, grazie alla riabilitazione concessa dal tribunale di Sorveglianza di Milano: e insieme alla condanna spariscono gli effetti della legge Severino, che aveva portato alla sua estromissione dal Senato. Il provvedimento, spiegano fonti giudiziarie, è immediatamente esecutivo (anche se la Procura generale potrebbe impugnarlo). Significa che da oggi il Cavaliere si potrebbe candidare per qualunque elezione, e potrebbe assumere responsabilità di governo che finora gli erano interdette dalla «Severino».

Non era affatto scontato, l'esito della mossa a sorpresa con cui il 12 marzo scorso Niccolò Ghedini e Franco Coppi avevano depositato in tribunale l'istanza di riabilitazione firmata personalmente dal Cavaliere. La legge prevede questa possibilità per chi abbia espiato la pena, risarcito le vittime e tenuto buona condotta. Ma c'era il timore che su quest'ultimo punto i processi ancora aperti per il caso Ruby condizionassero la decisione dei giudici. Che invece accolgono l'istanza: perché i carichi pendenti non equivalgono a sentenze di condanna, e non possono giustificare il diniego della riabilitazione.

Ora la Procura generale ha quindici giorni di tempo per presentare ricorso allo stesso tribunale di Sorveglianza, e nei giorni scorsi alcuni dei suoi magistrati avevano manifestato l'intenzione di impugnare effettivamente un eventuale accoglimento: ma il capo della Procura generale, Roberto Alfonso, ieri non dà per scontata la mossa, «non abbiamo ancora letto il provvedimento, solo dopo valuteremo cosa fare».

Scontate e - una volta tanto - inequivocabili sono invece le conseguenze che la decisione del tribunale milanese avrà sul diritto del leader azzurro a partecipare attivamente alla vita istituzionale. Se l'applicabilità al suo caso della legge Severino, approvata successivamente ai reati per cui venne condannato, è da sempre al centro di opinioni controverse, è invece del tutto pacifico che la ordinanza dei giudici ne fa cessare gli effetti. A stabilirlo è proprio la «Severino», che al terzo comma dell'articolo 15 dice testualmente: «La sentenza di riabilitazione è l'unica causa di estinzione anticipata dell'incandidabilità, e ne comporta la cessazione per il periodo di tempo residuo».

Per Berlusconi, si tratta - almeno per ora, in attesa dell'eventuale ricorso della Procura generale - di un segnale inequivocabile del cambiamento di clima per lui all'interno di quel Palazzo di giustizia milanese che ha considerato a lungo il quartier generale della sua persecuzione per via processuale. Dopo anni di contrapposizione frontale, che ebbero il culmine nella contestazione di centocinquanta di parlamentari del Pdl ad un'udienza del caso Ruby, la sensazione è che la «caccia al Cavaliere» stia uscendo dalle priorità delle toghe milanesi.

Un segnale in questo senso era arrivato già il 23 aprile, quando in un incontro con i difensori di Berlusconi il procuratore della Repubblica Francesco Greco si era mostrato disponibile ad un lungo rinvio del processo Ruby per non interferire con la crisi di governo; e il 7 maggio, in apertura del processo, il giudice Gaetano La Rocca ha fatto sapere che molte udienze salteranno, essendo arrivato al tribunale un processo più urgente.

Insomma, dopo l'era dello scontro, più di un indizio sembrava dire che si stessero aprendo quella del dialogo. Le quattro pagine dell'ordinanza lo confermano.

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