Finiti i soldi del Jobs Act: le assunzioni si azzerano

Crollano i contratti a tempo determinato (-91%) e crescono soltanto i posti di lavoro a termine

Finiti i soldi del Jobs Act: le assunzioni si azzerano

Se ci fossero ancora dubbi, il Jobs Act e la decontribuzione non hanno cambiato molto. Dopo il boost all'occupazione del 2015. Con un aumento delle assunzioni stabili, c'è stata una frenata generalizzata nella creazione di buoni posti di lavoro che ieri è stata confermata dall'Inps. Il bilancio del 2016 parla chiaro. Il saldo tra assunzioni stabili e cessazioni, è risultato positivo per 82.917, con un calo del 91,1% rispetto al 2015, quando si era attestato a 934.092.

La differenza tra i due periodi sono appunto gli incentivi alle assunzioni e i dati Inps dimostrano come la normativa abbia dopato temporaneamente il mercato del lavoro, senza trasformarlo. Più che la modifica delle tutele del Jobs Act a favorire le assunzioni è stata la decontribuzione per le assunzioni stabili, che è appunto terminata con la fine del 2015.

Una crescita dei posti di lavoro c'è stata. Alla fine del 2016, nel settore privato, i rapporti di lavoro attivi risultano aumentati di 340.000 unità rispetto alla fine del 2015. Ma il merito è solo dei contratti a tempo determinato, che rispetto all'anno precedente sono aumentati di 222.000 unità. Nel 2015, anno degli incentivi, erano calati di 253 mila unità. La dimostrazione che gli incentivi possono modificare il mercato per un periodo, ma non per sempre.

Dubbi sulla ripresa anche da Confindustria che ieri nella Congiuntura flash ha sostenuto che il Pil crescerà «a ritmo lento anche nel primo trimestre 2017, dopo il +0,2% nel quarto 2016 e il +0,3% nel terzo». Il Paese sfrutta il «traino esterno, ma resta fanalino di coda, con una crescita inadeguata a uscire dalla crisi».

Dati negativi (ieri anche quelli Istat sui consumi, in calo in particolare nel piccolo commercio), che arrivano in un momento delicatissimo per il governo, che deve dimostrare all'Europa e ai mercati di essere in grado di mettere in ordine i conti e anche di fare recuperare competitività al Paese.

Ieri da Palazzo Chigi e ministero dell'Economia sono arrivati messaggi identici. «Il governo sta lavorando per accelerare le riforme», ha assicurato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Le novità arriveranno con il prossimo Documento di economia e finanza perché serve «un'accelerazione», ha riconosciuto il premier Paolo Gentiloni.

Ieri il consiglio dei ministri ha varato i decreti che mancavano alla riforma della Pubblica

amministrazione, compresa la stabilizzazione dei 50 mila precari con almeno tre anni di anzianità. Nella riforma c'è anche il libretto unico, che unisce quello di circolazione e il certificato di proprietà delle automobili.

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