Milano L'inchiesta aveva messo a nudo un sistema criminale che gestiva decine di immigrati irregolari in cerca di una sistemazione in Italia e a Milano in particolare. Ieri le condanne della Corte d'assise ad alcuni componenti della banda composta soprattutto da italiani. Sono state inflitte pene dai sei mesi fino ai quattro anni e sette mesi di carcere a sei dei dieci imputati. Gli altri quattro sono stati assolti. Il pm Francesco De Tommasi aveva chiesto condanne fino a sei anni e mezzo e un'assoluzione.
Nell'aprile del 2017 la Guardia di finanza aveva arrestato due italiani, due marocchini e un serbo (alcune posizioni si sono chiuse con patteggiamenti e riti abbreviati). Le accuse per il gruppo sono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla permanenza di irregolari in Italia, occupazione abusiva di case popolari e altri reati minori come la sostituzione di persona. Allo straniero che voleva approdare o sistemarsi in città era fornito un vero «pacchetto di servizi». Si andava dal matrimonio simulato con cittadini italiani al contratto di lavoro fittizio come colf o come badante, con tanto di denuncia all'Inps. Tutto finalizzato a ottenere il permesso di soggiorno. C'erano anche assegnazioni illegali di case occupate abusivamente. Si trattava sempre di appartamenti di proprietà dell'Aler, l'Azienda lombarda di edilizia residenziale, parte civile al processo: ha ottenuto un risarcimento che verrà stabilito in sede civile. Era pure stabilito un preciso tariffario di ogni prestazione. Gli immigrati pagavano dai 1.500 ai 10mila euro.
Secondo il pm, la banda «aveva disponibilità di contatti» tra i pubblici ufficiali, per ottenere il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno dei migranti. E contava su «molti strumenti informatici». Il gruppo era bene organizzato, ognuno aveva un ruolo definito, ed era specializzato nella produzione di documenti falsi. L'indagine era nata dalla denuncia di una giovane marocchina, che aveva dichiarato alle forze dell'ordine di essere entrata in Italia da minorenne, comprando documenti contraffatti che attestavano la sua maggiore età. La ragazza ha patteggiato otto mesi. Nelle finte assunzioni spesso i datori di lavoro erano compiacenti e ricevevano una ricompensa, altre volte erano ignari. Per le nozze combinate gli imputati reclutavano italiani disposti ad andare all'estero a sposare extracomunitari per 400 euro. In un caso un 71enne è arrivato in Marocco per unirsi con una giovane. Dietro cifre tra i 4mila e i 10mila euro gli stranieri neosposi acquisivano poi il diritto a risiedere nel nostro Paese. Alcuni dei componenti dell'organizzazione infine si spacciavano per funzionari dell'Aler, come il finto «geometra Leone».
I migranti, a loro volta raggirati, compravano per 2-4mila euro quelli che credevano essere regolari contratti di assegnazione dell'alloggio popolare. Invece non avevano alcun diritto di abitarlo e nel frattempo il geometra Leone si era volatilizzato.
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