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Il fisco è andato in tilt. Ci sarà più tempo per rottamare le cartelle

Troppa burocrazia: prorogata la «pace» con l'Agenzia per più di un milione di italiani

Il fisco è andato in tilt. Ci sarà più tempo per rottamare le cartelle

Oggi sarebbe stato l'ultimo giorno per aderire alla rottamazione-ter delle cartelle esattoriali e al «saldo e stralcio». Ieri è arrivata la proroga, annunciata dal vicepremier Matteo Salvini («Sarà nel Dl crescita») dopo il pressing serrato di Caf e commercialisti, insorti con il governo per la decisione tardiva.

A dire la verità era nell'aria sin dal mattino, visto che all'apertura degli uffici dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione (l'ex Equitalia, per intenderci) nonostante gli orari potenziati nel week-end le file erano lunghissime. Il sistema è andato in tilt, in qualche ufficio non sono mancati momenti di tensione, con mini zuffe, spintoni e insulti. Molte persone arrivate di pomeriggio sono state rimandate a casa. Secondo le attese le domande con cui viene richiesta la rottamazione delle cartelle saranno 1,1 milioni. A nulla o quasi è servito invitare le persone a scaricare i moduli dal sito internet www.agenziaentrate.gov.it. Serve il Pin dell'Agenzia, quello dell'Inps oppure lo Spid, l'identità digitale certificata, non semplicissimi da ottenere. Senza dimenticare che da giovedì 2 maggio sarà possibile inviare online il 730 del 2019. Sperando che il sistema regga.

La colpa del mancato funzionamento del sistema è dell'Inps, perché per aderire alle cartelle «saldo e stralcio» serve un Isee certificato dall'ente previdenziale inferiore a 20mila euro. «Dalla richiesta dei Caf al placet Inps - spiega al Giornale Gianluca Timpone - passano almeno 20 giorni. Si può presentare la domanda anche online, il consiglio è di mettere tutte le cartelle esattoriali sul tavolo e poi decidere se e quali cartelle rottamare». Già, perché allo sportello «è possibile sapere in tempo reale il debito esatto e le somme da pagare».

La rottamazione-ter, valida indipendentemente dall'Isee, e il «saldo e stralcio» (sotto i 20mila euro d Isee) permettono di spalmare in cinque anni i debiti affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017, inclusi quelli delle precedenti «rottamazioni» rimasti inevasi (ma in questo caso le rate sono massimo 10): «La prima rata scade il 31 luglio - spiega Timpone - le altre rate scattano il 30 novembre, il 28 febbraio e il 31 maggio di ciascun anno fino al 2023, in tutto sono 18 rate».

Del milione e rotti di domande almeno il 70% riguarda la rottamazione-ter, solo il 30% il «saldo e stralcio». «Il reddito su cui calcolare l'Isee è quello del 2017, presentato nel 730 del 2018. Vuoi sapere il paradosso? Chi lavorava nel 2017 e oggi è a spasso non rientra nel saldo e stralcio, chi invece nel 2017 non aveva reddito e oggi sì si trova la strada spalancata». Ma di quanto parliamo? Si calcola che in tutto il debito degli italiani con l'Erario si aggiri sopra gli 800 miliardi di euro. Una cifra mostruosa, ma inesigibile al 94%. Già, solo il 6% delle cartelle, 50 miliardi circa, possono ancora essere incassate dallo Stato. Ma con lo sconto della rottamazione-ter e del «saldo e stralcio» si calcola che l'incasso per l'Agenzia delle Entrate-Riscossione sarà inferiore ai tre miliardi: meno di un miliardo nel 2019 e 1,9 miliardi nel 2020.

Chi aderisce alla rottamazione-ter può pagare le somme dovute in forma agevolata, senza sanzioni e senza mora. Il decreto fiscale per i contribuenti più in difficoltà prevede invece il pagamento di un percentuale tra il 16 e il 35% dell'importo, già «scontato» delle sanzioni e degli interessi di mora, con un tasso d'interesse del 2%. Stesso trattamento per chi aveva chiesto accesso alla legge sul sovraindebitamento del 2012, che già oggi prevede che un giudice, di fronte all'impossibilità del contribuente di fare fronte al debito, decida a sua discrezione l'importo tombale per chiudere il contenzioso. La risposta dell'Agenzia delle Entrate deve arrivare entro il 30 giugno 2019, con l'eventuale ammontare del debito e i relativi bollettini di pagamento.

Chi non paga o paga in ritardo perde i benefici.

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