Economia

Fisco hi tech, andrà a caccia di cittadini a rischio evasione

L'Agenzia delle Entrate usa l'intelligenza artificiale per prevedere chi potrebbe non pagare le tasse dovute

Fisco hi tech, andrà a caccia di cittadini a rischio evasione

Nel resto del mondo ci si interroga se si può utilizzare l'intelligenza artificiale per facilitare la vita a cittadini e, magari, anche ai contribuenti. Ad esempio dando ragionevoli certezze su come viene applicata una legge. In Italia da un po' di tempo le cose hanno preso un andazzo diverso.

Si parla di intelligenza artificiale come elemento chiave per consentire alla pubblica amministrazione di fare un salto di qualità. Ma si pensa che l'ultima frontiera della tecnologia - le macchine che imparano autonomamente e svolgono compiti sempre più simili a quelli degli umani - vada utilizzata per prendere in castagna il cittadino. Magari prima che commetta l'illecito. Oppure per contrastare chi cerca di fare valere le sue ragioni contro lo Stato in un'aula del tribunale.

La versione italiana della Ai di Stato, è in parte in un'audizione parlamentare del direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. «È in corso di sperimentazione uno strumento evoluto di analisi e navigazione dei dati basato su tecniche di analisi ed esplorazioni delle relazioni tra contribuenti con possibilità di intercettare schemi di relazione a rischio all'interno della rete fiscale», ha spiegato.

Il quotidiano Italia Oggi nei giorni scorsi ha citato una fonte tecnica che spiega il meccanismo. In alcune regioni si sta sperimentando un sistema di analisi delle relazioni tra contribuenti. Una mappa che viene poi incrociata con i dati degli accertamenti. Sulla base di questi dati il computer stila un elenco di contribuenti ai quali viene assegnato un voto, che sta a rappresentare la propensione ad evadere.

Il tutto prima che lo stesso contribuente compili la dichiarazione dei redditi. Obiettivo nemmeno troppo nascosto, le partite Iva, sia società sia persone fisiche.

Un passo oltre il Grande fratello fiscale, insomma. Uno scenario simile a quello descritto in Minority report, film di fantascienza di Spielberg tratto da una storia di Philip K. Dick. Protagonista, appunto, una tecnologia che permette di anticipare i crimini e consente a uno speciale corpo di polizia di arrestare il responsabile prima che li commetta.

Questa tecnologia è già in corso di sperimentazione in alcune regioni. Ruffini non ha detto quali e anche nei palazzi romani nessuno è disposto a svelare chi sono i primi contribuenti oggetto dell'attenzione dell'intelligenza artificiale.

Ma sappiamo che gli sviluppi di questo progetto potrebbero essere finanziati con i soldi del Recovery fund. O almeno questo è quello che vorrebbe Ruffini.

La passione per la AI (la sigla della intelligenza fiscale) non è una esclusiva del fisco. La famosa lista delle richieste dei ministeri per il Recovery fund è stata smentita, ma è un'ottima cartina di tornasole per comprendere quali sono i progetti ai quali stanno lavorando i ministeri.

Ad esempio si chiede che l'Avvocatura dello Stato possa ricorrere all'intelligenza artificiale e partecipi ai progetti dell'Agenzia delle entrate.

Tra le richieste di finanziamento, quella per un progetto che si chiama «giustizia predittiva». Obiettivo la «predisposizione degli atti difensivi» dell'Avvocatura per la «predizione del possibile esito della causa sulla base dei risultati delle precedenti difese». In sostanza gli avvocati dello Stato potranno avvalersi di «algoritmi predittivi, advanced analytics di machine learning e deep learning» per prevedere le possibilità di successo e «ottimizzare la strategia processuale». Al servizio degli avvocati dello Stato, che generalmente difendono la Pa dalle cause dei cittadini.

Tecnologia utilizzata a svantaggio cittadini, che non possono ricorrere alla intelligenza artificiale.

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