Fisco, lavoro e pensioni: pesano i veti incrociati Mini-intesa sulla famiglia

Conte prova ad avviare la «fase 2» ma i ricatti sui temi più spinosi bloccano la maggioranza

Fisco, lavoro e pensioni: pesano i veti incrociati Mini-intesa sulla famiglia

I l fattore tempo non aiuta. La fase 2 che Giuseppe Conte avrebbe voluto accelerare parte a febbraio inoltrato. E a incalzarla c'è una pioggia di dati economici negativi che fanno presagire un anno tutt'altro che bellissimo. Ecco perché il premier ha chiesto di partire subito con un tema pesante: welfare e lavoro. Ma la stessa procedura scelta (i tavoli, i gruppi di lavoro) fa capire che è ancora tutto da costruire. L'agenda 2023 può contare su pochi punti fermi e bisognerà aspettare almeno il 2021 per vederli realizzare.

C'è il tema delle risorse scarse (con la tentazione di incrementarle lasciando aumentare l'Iva) ma anche quello di una «redistribuzione» disordinata e casuale. Il tavolo riunito ieri a Palazzo Chigi con i ministri competenti per materia (a parte il ministro della Salute Roberto Speranza impegnato con l'emergenza coronavirus) e rappresentanti di tutti gli schieramenti è partito da un report che ha censito 533 diverse voci di tax expenditure, le detrazioni fiscali, per un valore complessivo di 62,4 miliardi. Di queste, 154 riguardano così pochi contribuenti che non sono nemmeno state quantificate dagli uffici fiscali. Il riordino di questa selva è diventato un'ossessione per tutti gli ultimi governi e Luigi Marattin, l'economista deputato di Italia viva, teorizza da tempo la necessità di accorpare le voci che riguardano la famiglia in uno schema semplificato, da associare al Family act proposto dal ministro della Famiglia Elena Bonetti, ieri presente al tavolo, con la sua idea di un assegno unico, al posto dei vari baby bonus e assegni familiari. La riduzione della pressione fiscale e la rimodulazione delle tax expenditure, finché si resta alla teoria, mettono d'accordo tutte le componenti della maggioranza.

Il premier che ha presieduto il tavolo, ha dato via libera alla prima mossa per smussare le differenze: accorpare il Family act all'analoga proposta Delrio in discussione alla Camera già oggi e l'incarico di giungere a un'unica norma è in mano ai ministri Bonetti e Catalfo. Il premier, in un momento in cui il governo è dilaniato dalle polemiche sulla giustizia, ha insistito per partire dai programmi sulla famiglia, la disabilità e l'estensione del congedo parentale obbligatorio da 5 a 6 mesi, proposta del Pd, con un mese riservato ai papà. Idee che mettono d'accordo tutti. «Il sostegno alla famiglia - ha detto Conte nel confronto a Palazzo Chigi - è un'assoluta priorità del governo già dal 2020».

Ma i punti di concordia finiscono qui e il bottino del primo tavolo della «fase 2» rischia di essere piuttosto magro, limitandosi a impostare un metodo di lavoro che richiederà tempo per dare frutti.

Si è iniziato anche a fare il punto del confronto sulle pensioni. L'obiettivo è arrivare a un sistema di uscite flessibili già dal 2021, anticipando di un anno la fine di Quota 100. Ma i sindacati dicono no a penalizzazioni per chi va via prima dal lavoro basate sul ricalcolo degli assegni, che finirebbero decurtati fino al 30%.

Difficile accelerare di più su altri temi, anche perché il governo è già scosso da tensioni che lo mettono a rischio e si è preferito tenere da parte gli argomenti più spinosi. Leu e 5s preparano un attacco al Jobs act e Italia viva è pronta a difenderlo, tirando in ballo la richiesta di rivedere il decreto dignità e il reddito di cittadinanza.

I Cinque stelle puntano tutto sul salario minimo, ma Pd e Italia viva hanno tanti dubbi, considerando che anche dal mondo produttivo arriva scetticismo sia dal fronte di Confindustria che da quello sindacale. Il Pd si è presentato con l'idea di un piano per la formazione e il lavoro. Contenuti? «Da scrivere con le imprese, i sindacati, l'Università».

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