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Fiumicino come Lampedusa: così i clandestini «volano» via

Tre algerini respinti forzano il portellone di un aereo e scappano Ma in tanti fanno la stessa cosa. E la sicurezza ora mette paura

Fiumicino come Lampedusa: così i clandestini «volano» via

RomaClandestini via aerea. Immigrati in fuga dall'Africa che ai pericoli del mare preferiscono l'affidabilità di un Airbus, e il rischio lo affrontano solo all'arrivo. Con buona pace dei proclami di Angelino Alfano, Fiumicino si candida al ruolo di Lampedusa volante. Il titolare del Viminale esulta per la caduta del «muro di Dublino», glissando sul fatto che i richiedenti asilo sbarcati nel nostro Paese resteranno comunque qui, gestiti dall'Italia fino all'eventuale accoglimento dello status di rifugiato. E sorvola sulla richiesta dei partner Ue, giustificata proprio dal «muro-regolamento» Dublino III, di restituirci 29mila profughi approdati in Italia e poi stoppati oltrefrontiera. Ma se Angelino guarda al Mediterraneo e pronostica operazioni di polizia internazionale contro gli scafisti, nei patrii confini da lui presidiati s'apre una nuova, incredibile falla.

Due sere fa tre algerini hanno percorso una via più breve per entrare illegamente in Italia. Aprendo il portello dell'uscita di sicurezza di un Airbus Alitalia tra lo stupore e il terrore dei passeggeri, quando l'aereo era già in rullaggio per decollare alla volta di Istanbul. I tre algerini, di 21, 24 e 27 anni, sono saltati sullo scivolo d'emergenza che s'è aperto insieme alla porta. E una volta piombati sulle piste, nonostante le ricerche, sono riusciti a darsela a gambe.

Una storia incredibile, ma niente affatto nuova, che getta ombre sinistre anche sulla sicurezza aeroportuale. Il volo Alitalia Algeri-Istanbul con scalo a Roma è considerato a rischio proprio perché in tanti pensano di usarlo come «via veloce» per lo sbarco nel Bel Paese. Si sospetta che qualcuno fornisca agli immigrati volanti le istruzioni passo-passo per fuggire dallo scalo romano. E a quanto pare, ad arginare i tentativi di fuga non bastano le misure di sicurezza messe in campo dall'autunno scorso, con la polizia (che da ottobre ha respinto mille nordafricani arrivati «in scalo» a Roma) che sorveglia i passeggeri dall'arrivo del volo al momento dell'imbarco in una sala dedicata, a ridosso del Terminal 3 teatro pochi giorni fa di un clamoroso incendio. Per dirne una, sempre a Fiumicino a settembre scorso, in pieno allarme Isis, secondo una denuncia rimbalzata da una infuocata assemblea della Polaria si sarebbero volatilizzati ben 35 algerini, anche loro in viaggio sulla stessa tratta. Il gruppone sbarcato a Roma sarebbe riuscito a eludere i controlli, probabilmente confondendosi in pista col personale aeroportuale. A gennaio scorso, un altro ragazzo algerino che volava sulla «solita» tratta ha interrotto il suo viaggio a metà, bruciando con uno scatto da centometrista i poliziotti che controllavano i passeggeri e dileguandosi attraverso un cantiere. È andata peggio all'immigrato in fuga immortalato a luglio 2014 in un video, sempre a Fiumicino. L'uomo, che indossava la pettorina fosforescente del personale di pista, dopo una disperata fuga a zig-zag è crollato sfinito sull'asfalto dello scalo romano. Fughe che sembrano impossibili, considerando le misure di sicurezza post-11 settembre, ma che pare non siano così rare, rendendo la frontiera aerea una nuova area sensibile al rischio-groviera. Già un anno fa il direttore della polizia di frontiera di Fiumicino, Antonio Fortunato Del Greco, ha dichiarato a Repubblica che «ogni giorno circa dieci persone cercano di entrare in questo modo» in Italia, e che a riuscirci sarebbero «due o tre a settimana», mentre fonti anonime parlano di circa mille casi l'anno, molti dei quali non finiscono sui giornali e non fanno statistica perché meno spettacolari di quello di ieri. Con i tre che hanno messo a rischio gli altri passeggeri. Una storia incredibile. Un «colpo della Banda Bassotti a Renzopoli», ironizza l'azzurra Elvira Savino.

Mentre Matteo Salvini punta Alfano: «Ridicolo».

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