Roma - Gli effetti del gelo con Bruxelles non hanno tardato. L'Europa ci concede flessibilità al minimo indispensabile, solo sulle emergenze del terremoto e dei migranti. Poi, sul versante italiano, il governo mette in campo una revisione dei dati macroeconomici a dir poco ottimistica. Oggi o al più tardi domani sarà presentata la nota di aggiornamento del Def, il documento di economia e finanze, con la revisione al ribasso della crescita per il 2016 e al rialzo per deficit. Secondo indiscrezioni circolate ieri per l'anno in corso il governo si preparerebbe a mettere nero su bianco una crescita del Pil dell'1%, se non dell'1,1%. Meno della precedente stima (inevitabile visto che era dell'1,4%), ma molto più alta rispetto alle previsioni degli altri osservatori, da Confindustria all'Ocse (0,7 e 0,8%).
Più che una previsione, un modo per dire a Bruxelles che l'Italia non intende mollare. Perché la partita sulla flessibilità non sta andando nel migliore dei modi. Una bozza di accordo per concederci qualche margine di spesa in più c'è. Non saranno i 19 miliardi che nei giorni scorsi il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha rinfacciato all'Italia. Molto meno e con motivazioni contingenti. Potremo spendere di più per terremoto e migranti. Sono sette miliardi, mezzo punto di Pil. È quanto il governo pensava di ottenere fuori dal patto già mesi fa, quando era diventato chiaro che non avremmo potuto rispettare il limite del deficit all'1,8% concordato con la Commissione europea.
Ma colpisce che per ottenerlo non si sia più ricorsi alla flessibilità per le riforme e per gli investimenti. Per ottenere margini di spesa in più, il governo ha dovuto mettere in campo l'emergenza sisma e quindi le spese che dovremo sostenere per la ricostruzione. E poi l'emergenza migranti. La stessa che l'Unione europea non è in grado di risolvere con gli strumenti che si era data, cioè con il ricollocamento dei richiedenti asilo e rifugiati che arrivano nelle coste italiane.
Segnali chiari, il clima con l'Unione europea è pessimo e difficilmente migliorerà nel breve periodo. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta ieri ha delineato un quadro a dir poco pessimistico, anche per il 2017. L'anno prossimo «continuerà anche nella deflazione, con conseguente aumento del deficit, a questo punto con sforamento della barriera del 3%, e del debito oltre il 135%». Conti che ci portano «inevitabilmente» a una manovra «da 30-40 miliardi».
Tra le cifre che faranno discutere del Def, la crescita del 2017. Nel documento ci saranno due stime, la crescita del Pil tendenziale e quella programmatica. La seconda dovrebbe essere superiore di 0,3/0,4 punti di Pil.
Un boost all'economia dato dalle riforme messe in campo dal governo, secondo le stime del governo stesso. Ottimismo che sul lungo termine è possibile, visto che la verifica arriverà solo tra 12 mesi. Più difficile fare passare un Pil programmatico più alto per l'anno in corso. Ma a quanto pare il governo lo farà lo stesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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