Coronavirus

Flop dei prezzi calmierati. Le mascherine introvabili Conte: "Gratis ai poveri"

Il prezzo fissato ha bloccato le importazioni. Detraibili solo quelle con la marcatura CE

Flop dei prezzi calmierati. Le mascherine introvabili Conte: "Gratis ai poveri"

Proprio ora, con la fase due appena avviata che ha rimesso in circolazione quattro milioni di persone, adesso che è obbligatorio portarle nei luoghi chiusi, le mascherine a prezzo calmierato promesse dal commissario straordinario Domenico Arcuri non si trovano. La speculazione sarà pure finita, come aveva avvertito il commissario, ma le protezioni individuali che avremmo dovuto trovare in cinquantamila punti vendita, scarseggiano.

Il premier Giuseppe Conte lo sa bene e assicura che il governo è impegnato affinché la produzione sia aumentata «esponenzialmente». «Sulle mascherine - spiega il presidente del Consiglio - il commissario sta lavorando senza tregua. Sono stati sottoscritti accordi con supermercati, grande distribuzione, farmacie e parafarmacie per renderle disponibili al prezzo fissato. E faremo in modo di distribuirne un certo numero gratuitamente alle famiglie più bisognose». Le scorte, però, dopo che gli importatori hanno smesso di consegnarle perché il prezzo stabilito di 50 centesimi più Iva (quindi 61 centesimi a mascherina chirurgica) non consente loro di fissare un costo conveniente, si stanno lentamente esaurendo. Molte farmacie cominciano a non averne più in magazzino e non vengono rifornite dalla Protezione civile. In barba ai 12 milioni di pezzi al giorno che dovevano essere distribuiti dal 4 maggio, primo giorno della fase due. Un percorso ad ostacoli quello del commissario Arcuri per garantire mascherine per tutti. Fin dai primi giorni dell'emergenza, quando ha tentato oltre alla strada degli acquisti con gara Consip, anche quella della produzione made in Italy coinvolgendo le aziende della moda che hanno riconvertito la produzione. Ma non è stato sufficiente. E anche il prezzo calmierato garantito dal governo è talvolta un miraggio. I negozianti che si erano già riforniti, pagandole di più, infatti, continuano a vendere le mascherine a prezzi di mercato perché non sono ancora chiare le modalità di ristoro previste da un accordo firmato da Arcuri con i rappresentanti di categoria.

È la Federdistribuzione a mettere in guardia sulla mancanza di presidi di protezione. «Le nostre aziende hanno continuato a vendere le mascherine al prezzo fissato di 50 centesimi più Iva, cioè con un prezzo al pubblico di 0,61 centesimi di euro, ancora per tutta la scorsa settimana fino ad aver quasi esaurito le scorte di circa 9 milioni di pezzi ancora disponibili al 26 aprile scorso. Ora si stanno riapprovvigionando grazie all'accordo con Arcuri». Ma non è ancora chiaro quando i rifornimenti andranno a regime, visto che di protezioni individuali ne servirebbero almeno 90 milioni al mese. E se quelle con il marchio CE non si trovano, ci sono magazzini pieni di quelle importate con l'autocertificazione che non possono essere commercializzate prima che arrivi il via libera dall'Istituto superiore di sanità, il quale però non riesce a stare dietro alle centinaia di pratiche arrivate.

C'è poi la questione delle detrazioni. L'acquisto delle mascherine si può scaricare dal 730 nell'ambito delle spese sanitarie. Ma si ha diritto ad uno sconto fiscale del 19 per cento in dichiarazione soltanto in caso di dispositivi medici con marcatura CE. Lo scontrino o la fattura devono indicare il soggetto che sostiene la spesa e la conformità del dispositivo.

Sono detraibili anche le donazioni dirette alla protezione civile.

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