Il flop delle Comunarie tra liti e richieste di danni

Altro che democrazia, da Milano a Palermo regole calpestate. E fioccano le cause di risarcimento

Il flop delle Comunarie tra liti e richieste di danni

Città che vai, candidati sindaci M5s che rischiano di saltare che trovi. E tra litigi, cause e richieste di risarcimento di grillini esclusi o cacciati, la democrazia diretta via web pentastellata finisce col rivelarsi un flop. Soprattutto perché le regole vengono disattese - caso Genova docet - direttamente da chi le ha create.

L'affaire Cassimatis non è il primo caso, anzi. Ricordate Milano 2016? Nei gazebo nell'autunno del 2015 aveva vinto Patrizia Bedori, 52 anni, consigliere di zona, disoccupata, costretta al ritiro a marzo, dopo che la moral suasion M5s aveva scomodato persino il premio Nobel Dario Fo per spingerla a mollare. «Mi hanno detto brutta e grassa», denunciò Bedori dopo. Ma rinunciò.

Non è che ora con le Comunarie on line sia andata meglio. A Monza, a una settimana dalla vittoria, la vincitrice Doride Falduto si è ritirata, adducendo ragioni personali. La notizia della sua candidatura aveva scatenato l'ironia della Rete, visto che era stata incoronata con appena 20 clic. Da Nord a Sud, stessa musica. Emblematico il pasticciaccio di Palermo, dove più che le Comunarie è andato in scena lo scontro con l'ala del movimento coinvolta nell'inchiesta sulle firme false alle Comunarie del 2012. Ha vinto l'avvocato Ugo Forello, sgradito agli indagati che lo hanno denunciato alla Procura. Inchiesta archiviata. Ma Forello potrebbe saltare comunque perché non c'è stato il preavviso di 24 ore della convocazione del voto. Proprio come a Genova (era il motivo per cui Grillo aveva annullato la vittoria di Cassimatis). E proprio come a Padova, dove la richiesta di annullamento del voto è stata già avanzata.

«Si sta creando una corposa giurisprudenza sul tema», osserva l'avvocato Lorenzo Borré che oltre al caso Cassimatis ha in mano quelli di grillini espulsi o esclusi dalle Comunarie di mezza Italia. Gli attivisti che hanno trascinato in tribunale il movimento si sono moltiplicati dal 2014. E sulla scia delle vittorie è facile prevedere che ci saranno altri ricorsi contro i diktat dei vertici. Con la riserva di richiedere, oltre al pagamento delle spese legali, «anche il risarcimento danni»: si parla di decine di migliaia di euro a causa per le casse del movimento. Contenziosi, oltre a Genova, pendono nei tribunali di Roma, Napoli, Sassari. La causa madre, quella che ha innescato l'effetto domino, è il ricorso nel 2016 di tre attivisti espulsi ed esclusi dalle Comunarie nella Capitale. Provvedimenti dichiarati illegittimi, ma solo uno degli attivisti è stato reintegrato, per gli altri due «il contenzioso è ancora pendente ed è volto a ottenere - spiega Borrè - la dichiarazione di nullità del regolamento 2014». Lo stesso poi modificato dal M5s con la nuova versione varata a inizio anno (anche questa impugnata a Roma) per mettersi al riparo dai problemi legali. A Napoli 23 dissidenti hanno già ottenuto la sospensione delle espulsioni e il conseguente reintegro. Balla invece la richiesta di risarcimento danni da 50mila euro presentata da Mario Canino, espulso e fuori dalle liste a Roma «per non aver dichiarato l'appartenenza a un partito prima della militanza nei 5 stelle - spiega il legale - Considerato il seguito che aveva, e che tutti coloro prima e dopo di lui in lista sono stati eletti, il danno subito è evidente».

A Sassari c'è il ricorso di Paola Conticelli, ex capogruppo a Porto Torres, espulsa perché «lontana dai principi del M5s». Ma per lei è un pretesto: punita per il fidanzamento con un giornalista critico verso il Movimento.

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