Roma - Parlamentarie in tilt e l'ombra di una nuova faida interna. Il giorno più lungo dei grillini inizia con Virginia Raggi che chiede il giudizio immediato per il caso nomine in Campidoglio e si chiude con la piattaforma web «Rousseau» - già nella bufera dopo l'ipotesi di sanzioni avanzata dall'Autorità garante della privacy per sospette violazioni delle norme sul trattamento dei dati personali - che va in crack. Troppi accessi. E così il termine per presentare le auto candidature alle parlamentarie viene prorogato di cinque ore. Ma c'è di più, perché adesso la campagna elettorale potrebbe essere segnata da una guerra sul nome e sul simbolo del Movimento. Una settantina di ribelli, tra cui l'ex candidata sindaca di Genova, Marika Cassimatis, stanno pensando di rivendicare il diritto dell'associazione costituita dai grillini nel 2009 a utilizzare il logo e la denominazione M5s. A danno della nuova associazione, la terza, creata il mese scorso.
Il caos parlamentarie ha provocato una valanga di proteste da parte degli iscritti. Gli utenti hanno avuto difficoltà ad accedere al sistema. In molti non hanno potuto completare la procedura richiesta per presentarsi alle primarie online. Sul blog di Grillo si gridava al successo. I rallentamenti sarebbero stati causati dall'elevata partecipazione. Il termine per presentare le candidature era fissato a mezzogiorno. Le proteste lo hanno fatto slittare alle 17, ma numerosi attivisti non sono comunque riusciti a concludere la procedura. «Not found», diceva la pagina web che nei sogni di molti avrebbe potuto aprire le porte di Montecitorio o Palazzo Madama. Per il sistema «Rousseau», già hackerato pochi mesi fa, è un nuovo tracollo. In ogni caso, i nomi dei candidati dovrebbero essere comunicati a metà gennaio.
I disguidi informatici sono l'ennesima gatta da pelare. Un gruppo di dissidenti non ha digerito la recente decisione di creare una nuova associazione Movimento 5 Stelle, nella quale gli iscritti dovranno transitare. I grillini hanno modificato lo statuto e il codice etico, consegnando un grande potere nelle mani del candidato premier. «Non ci sono motivazioni per le quali l'associazione nata nel 2009 debba estinguersi», spiega l'avvocato Lorenzo Borrè, al quale si sono rivolti circa settanta ribelli, tra cui ci sono alcuni portavoce eletti. «A nostro modo di vedere, il nuovo Movimento ha usurpato il nome del primo. Grillo e gli altri hanno creato un'associazione concorrente, mettendosi fuori da quella originaria», dice ancora Borrè.
Che ipotizza un'azione legale: «Potremmo chiedere la nomina di un curatore speciale dell'associazione M5s del 2009, che inibisca l'utilizzo del nome e del simbolo a quella nuova». Se tutto ciò accadesse, ci sarebbero ripercussioni sulle future liste dei grillini, che «non potrebbero essere presentate con la denominazione e con il logo abituali», conclude l'avvocato.
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