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Floyd, verdetto epocale. Inchiesta sulla polizia per cambiare il sistema

Dopo la sentenza, finiscono sotto indagine le procedure degli agenti di Minneapolis

Floyd, verdetto epocale. Inchiesta sulla polizia per cambiare il sistema

Il verdetto alla fine è stato epocale. L'America del Black lives matter esulta: la corte di Minneapolis che ieri ha dichiarato l'ex agente di polizia Chauvin colpevole dell'omicidio di George Floyd del 25 maggio scorso ha dato molto di più di una sentenza, ha messo in atto una trasformazione del sistema. L'ex poliziotto ora rischia una condanna fino a 75 anni. Subito dopo la lettura del verdetto, Chauvin, che era libero su cauzione, è stato arrestato e trasferito alla prigione di Oak Park Heights in Minnesota dove aspetterà la decisione del giudice Peter Cahill che arriverà nelle prossime settimane. «Oggi abbiamo compiuto un passo avanti contro il razzismo sistemico, che è una macchia per l'anima del nostro Paese», ha detto il presidente Joe Biden.

E qualcosa finalmente si muove davvero nel Paese. Il processo è solo l'inizio di un cambiamento. Il dipartimento di Giustizia aprirà un'inchiesta sulla polizia di Minneapolis ha annunciato il procuratore generale Merrick Garland. «Nonostante l'azione dei procuratori abbia avuto successo, il verdetto del processo da parte della magistratura del Minnesota non affronta le questione del sistema delle procedure della polizia di Minneapolis», ha dichiarato il ministro della Giustizia. Garland al momento della sua nomina nell'amministrazione Biden aveva annunciato l'intenzione di avviare questo tipo di inchiesta per affrontare il problema della brutalità della polizia e del razzismo sistematico. «Ho lavorato nel sistema giudiziario per gran parte della mia vita adulta, so che la giustizia a volte è lenta, a volte è elusiva, a volte non arriva mai», ha continuato Garland, che era stato nominato da Barack Obama alla Corte Suprema ma la sua nomina era stata bloccata dai repubblicani al Senato.

Il procuratore ha poi spiegato di assumersi l'impegno di questa inchiesta sulle pratiche della polizia di Minneapolis con «determinazione ed urgenza, nella consapevolezza che il cambiamento non può aspettare». La mossa è destinata ad aumentare quindi il controllo federale sui dipartimenti di polizia locali, con la possibilità di avviare azioni civili contro quelli accusati di ricorso ad uso eccessivo della forza nei confronti di determinati gruppi di persone, come le persone di colore o i disabili.

Non è chiaro se l'indagine riguarderà gli anni a partire dalla morte di Floyd o anche precedenti. Garland ha assicurato che, nel caso in cui dovesse essere individuata una pratica di tipo incostituzionale, verrà diffusa una relazione pubblica. Negli anni dell'amministrazione Obama, vi erano state inchieste federali su alcuni dipartimenti di polizia, tra i quali Baltimora, Seattle e Ferguson. Ma molto c'è ancora da fare.

Nel frattempo a Columbus (Ohio) un poliziotto ha ucciso a colpi di arma da fuoco un'adolescente afroamericana, mentre rispondeva a un tentativo di accoltellamento, scatenando nuove proteste. La ragazzina uccisa si chiamava Makiyah Bryant e aveva 15 anni. Viveva in una famiglia adottiva nelle vicinanze. La polizia ha risposto ad una chiamata di emergenza e quando è arrivata sul posto ha trovato diverse persone di fronte al giardino di una casa. Nel video della body cam si vede la ragazza che, brandendo quello che sembra un coltello, si avventa contro un'altra donna che cade all'indietro. Un poliziotto ha quindi aperto il fuoco sull'adolescente. Inutile la corsa all'ospedale, dove Makiyah è stata dichiarata morta. La zia ha raccontato ai media locali che la nipote aveva litigato con qualcuno nella casa adottiva e che aveva un coltello ma che l'aveva gettato a terra prima di essere colpita diverse volte da un agente.

L'agente è comunque stato sospeso in attesa della conclusione delle indagini. La comunità locale era sul piede di guerra ma la diffusione del video della body cam del poliziotto, in cui si vede il coltello, ha contribuito a sedare un po' gli animi.

Molto c'è ancora da fare nella multi etnica America.

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