Non ha ancora messo piede in Rai, anzi neppure in Italia visto che è in vacanza in Grecia, ma è già partito il fuoco incrociato contro Marcello Foa, giornalista con posizioni lontane dall'ortodossia giornalistica che di solito trova posto nella tv di Stato. Foa, per molti anni al Giornale come inviato e responsabile degli Esteri e poi de ilgiornale.it, è stato scelto come presidente della Rai dopo una complessa trattativa tra Salvini e Di Maio sui nuovi vertici del servizio pubblico. È considerato più vicino al leader della Lega, ma con buoni rapporti anche con la galassia di Casaleggio jr, quindi un nome che ha messo d'accordo i due azionisti di maggioranza insieme a quello di Salini (ex La7) come nuovo ad Rai. Dopo i ringraziamenti (anche al premier Conte e al ministro dell'Economia Tria), sui social Foa ha subito commentato la sua investitura alla presidenza di Viale Mazzini: «Mi impegno sin d'ora per riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini italiani. Sin dai tempi del mio maestro Indro Montanelli, mi sono impegnato per un giornalismo intellettualmente onesto e indipendente e da oggi rinnovo questo impegno morale nei confronti dei giornalisti e di tutti i collaboratori della Rai» ha scritto Foa (che si è lasciato scappare una «h» di troppo, refuso rapidamente corretto). Dal 2012 Foa è amministratore delegato del società editrice del Corriere del Ticino, e per questo suo incarico in Svizzera è finito nel mirino dell'Espresso pochi giorni fa, in un articolo («Sovranisti? Sì, ma con la cassa in Svizzera») che il giornalista ha querelato. Era entrato già nella sfera di interesse della stampa antileghista non solo per le volte in cui è comparso insieme a Salvini, ma soprattutto per le opinioni sovraniste, filo-Putin ed euroscettiche (dal 2014 è vicepresidente di Asimmetrie, l'associazione presieduta dal leghista Alberto Bagnai, economista anti-euro). Da lui rivendicate: «I sovranisti avevano ragione e non c'è insulto che riuscirà a fermarci - ha scritto sul suo blog -, per una ragione tanto semplice: gli elettori stanno distruggendo quel costrutto neoglobalista e transnazionale che anni di incessante propaganda hanno tentato di trasformare in un Destino ineludibile». Poi ci sono i rapporti di Foa con «l'ultradestra americana» di Steve Bannon e la Russia, dove è stato a lungo inviato negli anni del crollo dell'Unione sovietica. Nel suo blog si dedica spesso a smontare le tesi anti-Putin, a difendere la politica estera di Mosca (non solo in Medioriente ma anche in Ucraina, intervento pubblicato tra l'altro sul blog di Beppe Grillo), e a svelare i trucchi dell'informazione mainstream, tema a cui ha dedicato due libri (Gli stregoni della notizia), col secondo atto presentato a Milano proprio con Matteo Salvini. Negli ultimi tempi non ha nascosto la sintonia con il governo gialloverde, anche attraverso bordate al capo dello Stato quando sembrava essersi messo di traverso. Un suo tweet di allora («Il senso del discorso di Mattarella: io rispondo agli operatori economici e all'Ue, non ai cittadini. Disgusto») è stato subito ripescato dopo la sua indicazione - insieme ad altri contro Soros, sull'uscita dall'euro, i retweet di fakenews - e cavalcato dal Pd per chiederne già le dimissioni prima ancora di aver ufficializzato l'investitura (Orfini: «Cari Salvini e Di Maio, lo fate rinunciare oggi o dobbiamo aspettare un paio di giorni?»).
Anche il sindacato Rai protesta denunciando «la violazione della legge» nella designazione di Foa. Lui però dalla spiaggia di Skyros saluta e si dice «onorato e lusingato» dall'incarico che «in meno di 24ore» gli ha «cambiato la vita». Se in meglio o in peggio si vedrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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