Coronavirus

"Focolai attivi e virus in circolo". Ma ecco perché il rischio è basso

L'Iss: trend positivo. In Lombardia l'Rt è vicino a 1: "Non c'è preoccupazione"

"Focolai attivi e virus in circolo". Ma ecco perché il rischio è basso

Trend in discesa, regioni con indice di contagio Rt inferiore a 1, nessuna situazione critica, nessun sovraccarico negli ospedali. Fa tirare un sospiro di sollievo nazionale il monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. Persino il ministro della Salute, Roberto Speranza, ammette «siamo sulla strada giusta. Ma occorre ancora prudenza e gradualità». E in effetti anche i tecnici invitano alla cautela. Nel documento ci dicono che l'epidemia non si è conclusa, che la situazione in molte regioni resta «ancora fluida». In alcune parti del Paese, poi, la circolazione di SARS-CoV-2 «è ancora rilevante». E questo significa che non si deve abbassare la guardia e che tutti «devono rispettare rigorosamente le misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l'igiene individuale e il distanziamento fisico».

Il virus circola e contagia ancora. In quasi tutta la Penisola sono documentati «focolai di trasmissione attivi» e, se è vero che nessuna Regione ha fatto registrare un RT maggiore di 1, la Lombardia è quella che vanta le oscillazioni più marcate: l'indice è passato dallo 0,53 del 12 maggio, allo 0,75 del 26 maggio allo 0,91 del 3 giugno. Ma niente allarmismo. All'Iss specificano: «Per quanto riguarda la stima dell'Rt, si sottolinea che quando il numero di casi è molto piccolo, possono verificarsi temporanee oscillazioni» con valori superiori a 1, «a causa di piccoli focolai locali, senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante». Le misure di lockdown, quindi, hanno «effettivamente permesso un controllo dell'infezione da SARSCoV-2» ma c'è molto ancora da fare: «In alcune realtà territoriali persiste un numero di nuovi casi elevato segnalato ogni settimana, seppur in diminuzione e questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante».

Il caso Lombardia salta all'occhio. Ma non è preoccupato Vittorio Demicheli, epidemiologo, direttore Sanitario dell'Ats di Milano e membro della task force di monitoraggio nazionale dell'Iss. «La Lombardia resta ancora sotto i riflettori, ma gli indicatori migliorano di settimana in settimana, con passo un po' lento, ma migliorano. Ci sono condizioni di cura diverse, il trattamento è più tempestivo, la popolazione nel quale in virus si rivolge è cambiata dopo che i più fragili sono stati attaccati nel momento peggiore della pandemia. Ormai rileviamo a Milano un positivo ogni dieci sospetti e il tracciamento dei contatti funziona. Adesso i tamponi non si fanno solo ai sintomatici, ma anche a tutti i contatti (famigliari e lavorativi) dei positivi». Però si scoprono sempre nuovi contagiati.

«Durante il lockdown abbiamo contenuto la trasmissione sociale ma in questo modo abbiamo favorito la trasmissione familiare. E spesso i casi positivi li troviamo in casa, dove si sono formati piccoli focolai. Ora che la pressione s'è allentata dobbiamo concentrarci sulle condizioni abitative dei nuovi casi: se non si riesce a garantirne l'isolamento, i positivi devono trasferirsi in albergo. I posti ci sono, 300 stanze disponibili solo a Milano». Chiuso il capitolo famiglie, a Demicheli, preoccupano eventuali focolai nei posti di lavoro. «La misurazione della temperatura e i controlli interni alle aziende spero evitino contagi più diffusi».

Ma questo lo sapremo tra qualche settimana.

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