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"Folle votare la Raggi per Expo". Scoppia la bufera su Calenda

Carlo Calenda attaccato per l'accordo politico che ha portato all'elezione di Virginia Raggi alla commissione straordinaria per Expo. Si sgancia Italia Viva

"Folle votare la Raggi per Expo". Scoppia la bufera su Calenda

"A Letta dico che tutto è possibile, a condizione che non ci sia il Movimento 5 stelle. Ma sappiamo che non sarà possibile". Questo è quanto detto da Carlo Calenda poche ore fa, durante il primo congresso di Azione, mentre a Roma, a quanto pare, venivano poste le basi per un accordo politico che ha portato l'ex sindaco Virginia Raggi a presidere la commissione straordinaria per Expo 2030.

Una votazione che è passata dall'ok del sindaco Roberto Gualtieri, esponente Dem, che è lo stesso primo cittadino che Carlo Calenda, pur con tutta una serie di distinguo, ha deciso di sostenere per il turno di ballottaggio. Se il leader di Azione ha posto veti fermi nei confronti dei grillini sul piano nazionale, insomma, in questo caso i romani non se ne sono accorti. Tant'è che l'altra commissione - l'altro organo su cui ci si è accordati - è quella che si occuperà del Giubileo e che sarà presieduta proprio da un calendiano doc come Dario Nanni.

Sarebbe troppo semplice elencare tutte le critiche mosse da Calenda nei confronti della Raggi prima e dopo la campagna elettorale. Comunque sia, si registra un terremoto all'interno della Lista Calenda, quella che era arrivata sulla prima piazza del podio, al primo turno, a Roma. I consiglieri comunali Francesca Leoncini e Valerio Casini, che sono d'Italia Viva e che hanno sostenuto il segreteraio di Azione alle comunali della capitale, hanno polemizzato, definendo "incomprensibile il voto della lista Calenda".

"Evidentemente - hanno fatto sapere i due, così come riportato dall'Adnkronos- qualcuno aveva fatto i conti senza l'oste. Legittimo accordarsi per ottenere la poltrona di Presidente della commissione Giubileo per un esponente di Azione. Inaccettabile invece votare per la candidata sindaca contro la quale ci si è candidati e che ci si è impegnati davanti ai romani a non sostenere in nessun caso". E ancora: "A differenza dei nostri colleghi consiglieri della Lista Calenda, ci siamo sottratti a questa decisione assolutamente sbagliata, comunicando alla Presidente del Consiglio comunale che eravamo stati indicati come membri a nostra insaputa e che quindi non avremmo partecipato alla votazione di incoronazione della Raggi", hanno annotato.

Calenda prova a dettare tempi e tempi del "campo riformista", ma nella sua città, ossia la capitale, le cose sembrano andare in maniera diversa rispetto agli annunci: "Dopo che ci siamo candidati ripetendo che non saremmo mai stati alleati nè con la Raggi nè con i Cinque Stelle, dopo che i Romani l'hanno mandata a casa, è surreale far rientrare dalla finestra la Raggi con un ruolo strategico attraverso i voti della Lista Calenda, perché c'è da tutelare l'accordo fatto per un'altra posizione. Abbiamo detto: no, grazie", hanno chiosato Casini e Leoncini.

Durante il congresso di Azione, Calenda aveva domandato agli italiani, con un certo ironico stupore, come mai avessero votato MoVimento 5 Stelle.

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