Silvio Berlusconi continua a lanciare la sua offensiva per il pieno utilizzo dei fondi europei. La sua posizione non cambia: bisogna aprire le braccia alla solidarietà comunitaria e chiudere la porta ai pregiudizi, partendo dal presupposto che l'unica condizionalità per ottenere l'accesso al Mes sarà l'indicazione delle spese sanitarie dirette e indirette che verranno finanziate. «Non approfittare dei 37 miliardi a costo quasi zero del Mes sarebbe una follia. Non è vero che approvarlo aiuta il governo perché metà dei Cinquestelle non lo vuole», ripete il presidente di Forza Italia.
Berlusconi ieri ha anche avuto una lunga telefonata con l'arcivescovo metropolita di Fermo, Rocco Pennacchio. Il vescovo ha voluto ringraziare l'ex premier per la consegna dei primi 100 pacchi alimentari alle famiglie bisognose preparati dal coordinamento provinciale di Fi, sotto la regia del commissario regionale delle Marche Francesco Battistoni e della coordinatrice provinciale Jessica Marcozzi. Forza Italia ha già messo in campo iniziative simili in altre Regioni come Liguria e Toscana.
Il tema dell'uso dei fondi Ue viene toccato da diversi esponenti azzurri. Antonio Tajani invita a coniugare i finanziamenti con un piano di riforme strutturali. «Dobbiamo utilizzare tutti i fondi messi a disposizione dall'Europa. L'Italia potrebbe utilizzare nei prossimi anni fino a 255 miliardi di euro ma per fare questo occorrono riforme fiscali, della sanità, della burocrazia. Dobbiamo rilanciare una vera politica industriale», dice il numero due azzurro a corriere.it. Mariastella Gelmini conferma che Forza Italia è pronta a «votare un Mes che privo di condizionalità non sarebbe più il Mes. Si tratta di 36 miliardi che possono essere usati per la sanità e la prevenzione». Renato Brunetta, invece, si dice poco fiducioso sulla reale volontà di Giuseppe Conte di ascoltare l'opposizione. «Ha detto che porterà in Parlamento la discussione sul Mes, bontà sua, ma è un dovere. La verità è che se ne vuole lavare le mani, cerca una maggioranza perché sul Mes non ce l'ha» mentre «tutta l'energia politica e la sua intelligenza è costretto a usarla per trovare la mediazione nella sua maggioranza».
Sul fronte economico Forza Italia è pronta a concentrare le forze sulla battaglia per l'abolizione dell'Imposta regionale sulle attività produttive. «Abbiamo presentato un emendamento al dl rilancio per l'abolizione dell'Irap. Una nostra idea fissa dal 1997. Nei giorni scorsi Luigi Di Maio ha annunciato l'intenzione del M5S di andare in questa direzione. Finalmente! Adesso basta chiacchiere», scrive il gruppo di Fi alla Camera. «In questo modo si darebbe davvero ossigeno vero a imprese e economia: così si crea occupazione» sostiene Andrea Mandelli. E Sestino Giacomoni aggiunge: «È tempo di dire basta all'imposta rapina introdotta nel dicembre del 1997 dal governo Prodi. La crescita e lo sviluppo del nostro Paese passa necessariamente da un taglio delle tasse alle imprese, soprattutto quelle più inique. Che Di Maio l'abbia finalmente compreso è un bene. Adesso è tempo di dare seguito ai buoni propositi». Una battaglia rilanciata da tanti parlamentari azzurri. «Noi abbiamo fatto la nostra parte presentandolo. Cosa fa la maggioranza, lo vota questo emendamento?» si chiede Marco Marin. «Il governo non può pensare di risollevare il Paese soltanto rimandando le scadenze sulle tasse» aggiunge Luca Squeri.
E Maurizio Carrara chiosa: «La sfida è chiara, consentire alle imprese di sopravvivere al blocco imposto dalla pandemia e tornare a produrre lavoro e reddito. Ci auguriamo che dal Parlamento arrivi un segnale all'imprenditoria italiana».
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