
L'automotive è in crisi dopo lo stop ai motori termici da qui al 2035. Come la chimica, il cemento e l'acciaio. L'agricoltura italiana perderà più di otto miliardi da qui al 2034, finora il Green deal ha fallito sulla riduzione delle emissioni di Co2, con bollette salatissime e un effetto domino sul Pil, sono stati sforbiciati 160 miliardi dalle politiche di coesione, abbiamo regalato la tecnologia verde alla Cina e nonostante le sanzioni sul gas compriamo ancora petrolio dalla Russia (lo dice il Times) eppure l'Europa ha trovato 3,6 miliardi di euro da investire. Dove? Ma nella lotta alle discriminazioni Lgbtq+, naturalmente.
Eccoli, i veri problemi secondo Bruxelles. Mentre la Germania ci condanna alla dipendenza energetica da Mosca prima e dagli Usa adesso, mentre intere filiere del tessile Made in Italy sono schiacciate tra dumping fiscale dei Paesi emergenti e manodopera a bassissimo costo in Africa e altrove, adesso che "la competitività è diventata l'etichetta di copertura di un disegno centralista che ignora chi crea lavoro, ricchezza, innovazione", come scrive su Moneta Osvaldo De Paolini, la commissione Ue ha lanciato il suo grande piano "per combattere odio e violenza contro le persone Lgbtq+".
La distanza siderale tra l'Europa e il nostro Paese è anche figlia di un Parlamento europeo pieno di comparse: l'azzardo Regionali dei vari Matteo Ricci, Antonio Decaro, Mimmo Lucano e Pasquale Tridico ha portato gli sconfitti a tornare a scaldare l'euroscranno.
"Vogliamo proteggere le persone Lgbtq+ da ogni forma di violenza, consentire loro di vivere libere da discriminazioni e godere di pari diritti in tutti gli ambiti della vita, coinvolgere la società nel suo complesso a tutti i livelli, per promuovere insieme l'uguaglianza", dice la Commissaria europea per la parità Hadja Lahbib, secondo cui "la discriminazione basata sull'orientamento sessuale" ci farebbe perdere "89 milioni di Pil". Da qui la "strategia 2026-2030" con 3,6 miliardi del programma AgoraEU.
Al di là delle discutibili scelte di bilancio della Ue e dei calcoli sull'impatto per il Pil, a molti pare che dietro l'alibi dell'odio - che contro Israele impazza, senza che la Ue muova un dito sulle minacce jihadiste contro uno dei Paesi più gayfriendly del mondo - Bruxelles abbia in mente un'offensiva ideologica per imporre l'agenda gay e normalizzare le teorie gender nelle scuole, con Ong arcobaleno in cattedra a spiegare il valore dell'educazione "inclusiva", della diversità "fin dall'infanzia" e delle "famiglie arcobaleno", come sostiene l'ala cattolica del Ppe ma non solo. "Così si calpesta la libertà educativa e i diritti dei genitori e delle famiglie", ricorda al Giornale Toni Brandi di Provita&Famiglia, che ha lanciato una petizione con già oltre 32mila firme.
Nessuno discute le misure a difesa della comunità Lgbtq+ quanto la reale emergenza: i gay sono più in pericolo nei Paesi islamici che nella democratica Europa. Gli episodi di omofobia accertati in Italia nel 2024 sono stati 149, neanche uno ogni due giorni. Quelli contro gli ebrei negli ultimi mesi sono molti più frequenti.
Peraltro, il rischio è legittimare pratiche odiose come l'utero in affitto, che l'esecutivo di Giorgia Meloni intende perseguire come "reato universale" come promesso in campagna elettorale, proprio mentre la solita giurisprudenza creativa punta a scavalcare il Parlamento su
questioni delicatissime come le adozioni gay e la procreazione artificiale per famiglie monogenitoriali, di stretta prerogativa delle Camere, visto che le norme sulla famiglia non sono sotto l'ombrello Ue. Almeno finora.