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Fondi neri e fatture truccate: così il clan pagava le tangenti

Scoperta la contabilità nascosta delle coop di Buzzi: così Buzzi e Carminati pagavano le mazzette a politici e amministratori

Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana
Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana

Un giro di tangenti senza precendenti. Tutte contabilizzate nei "libri neri" di Salvatore Buzzi, il ras delle coop rosse che con l'ex Nar Massimo Carminati gestiva business e appalti della Capitale. Dopo la sbornia degli arresti e dei titoli sensazionalistici sui quitidiani, gli inquirenti stanno sbrigliando una fitta rete di contabilità parallela usata dal clan di "Mafia Capitale" per oliare politici e amministrazioni. I fondi neri venivano creati ad hoc dalle decine di società gestite dall'organizzazione criminale.

"Le cooperative riconducibili a Buzzi - spiegano i Ros dei carabinieri - sono state utilizzate per partecipare alle assegnazioni pubbliche e per creare liquidità extracontabili ai pubblici ufficiali corrotti e al pagamento degli illeciti guadagni spettanti ai sodali". Secondo i Ros, il clan si avvaleva anche di "società terze, alcune delle quali vicine allo stesso Carminati, per l'emissione di false fatturazioni e di fatturazioni per operazioni inesistenti". Le prove stanno tutte nel "libro nero" trovato nell'ufficio di Nadia Cerrito, la segretaria di Buzzi. Ma a conoscere il sistema erano in molti. Tra questi anche Paolo Di Ninno, il ragioniere delle coop di Buzzi, e Claudio Bolla, procuratore del Consorzio Eriches 29. "Tu fai la lista delle fatture - spiegava Bolla a Buzzi lo scorso gennaio - lui le paga e ti riporta indietro i soldi e dhiudemo. Quant'è all'incirca 7... 8mila al mese?". E passava, poi, a elencare gli importi dei mesi precedenti: "Novemila mese di luglio, 12mila mese di agosto, 11mila settembre, 11mila ottobre, 11mila novembre".

Le false fatturazioni erano usate per pagare le mazzette. Ma per farlo il clan aveva bisogno di una fitta rete di società compiacenti. Tra queste, come fa notare Valentina Errante sul Messaggero, spiccavano Unibar e Unibar 2, le società di Giuseppe Ietto che gestiscono il ristorante del circolo sportivo Rai di Tor di Quinto e il locale "Pagus" a pochi metri da Saxa Rubra. Le stesse società, però, avevano in mano anche il business dei pasti per i minori ospitati dalle strutture d'accoglienza di Buzzi. "I pasti sì - spiegava Di Ninno a Buzzi il 2 gennaio 2014 - puoi far pure una fattura piena tanto che cazzo ce frega". "Poi con il fatto della sovrafatturazione - diceva Carminati - quando aumentano i pasti, cinque sacchi in più".

Tra le società al servizio del clan "Mafia Capitale", come spiegano gli stessi inquirenti, c'erano anche la Cosmacoop, che era stata "appositamente rilevata da Antonio Esposito, prestanome di Carminati e avvocato a disposizione di quest'ultimo per svariate esigenze", e la Cooperativa servizi di manutenzione che, invece, avrebbe incassato pagamenti "senza alcun corrispettivo di prestazioni". Lo stesso modus operandi della Cooperativa servizi di manutenzione è stato riscontrato dai Ros dei Carabinieri con la società Imeg srl di Agostino Gaglianone. Un sistema che consentiva a Carminati di "rientrare in possesso" di somme illecite che gli spettavano. "Si, senti poi io aumento pure là... il subappalto su Cosma...

- spiegava la compagna di Buzzi, Alessandra Garrone - quindi da 10 lo porto a 25mila euro al mese, faccio tutta la procedura, ci vorranno trenta giorni, quindi da febbraio diciamo possiamo fatturare e aumentare gli importi".

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