
Continua il braccio di ferro tra la Cgil da una parte e governo e comunità scientifica dall'altra. Con un articolo apparso ieri sulle pagine del Manifesto Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc-Cgil annuncia un nuovo esposto qualora il parlamento arrivi ad approvare l'emendamento che di fatto moltiplicherebbe - secondo appunto la Flc-Cgil - le «figure atipiche con tutele decrescenti» per i giovani ricercatori. Oltretutto il braccio di ferro rischia di ostruire la corsa contro il tempo per permettere appunto alle nuove leve di ricercatori di partecipare ai bandi dell'Unione Europea. Bruxelles, infatti, ha appena stanziato 1,25 miliardi di euro per le borse dei bandi Marie Skodowska-Curie. Al momento, infatti, il contratto di ricerca (istituito durante il governo Draghi) per come è conformato escluderebbe i giovani studiosi dalla partecipazione dei bandi. Lo spiega Fabio Fava, consigliere per la ricerca e l'innovazione in ambito europeo del ministero dell'Università, ordinario di Biotecnologie industriali ed ambientali presso l'Università di Bologna e rappresentante italiano nella Strategic Configuration di Horizon Europe.
«All'origine del problema - osserva Fava - c'è la previsione, introdotta dal governo Draghi, di un unico contratto di ricerca come strumento giuslavoristico per il settore. Scelta che lascia il sistema nazionale privo di uno strumento adeguato per assumere i giovani dottorandi nell'ambito dei network Msca». Per colmare questa lacuna il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini (nella foto) ha presentato a agosto 2024 un disegno di legge volto a introdurre nuove figure contrattuali. Mentre i senatori Mario Occhiuto (FI) e Elena Cattaneo hanno presentato un emendamento al ddl Pnrr Scuola in Commissione cultura e ricerca per introdurre due nuove figure contrattuali: l'incarico post-doc e l'incarico di ricerca. «Due strumenti - spiega il senatore azzurro - pensati per non disperdere il patrimonio di energie, talento e dedizione che migliaia di giovani ricercatori rappresentano per il nostro Paese. Figure più flessibili, con tutele adeguate, che possono offrire una continuità sostenibile nei percorsi di ricerca».
Proposta in linea con quanto ricordato da Antonio Zoccoli,
presidente della Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca: «L'attuale contratto non soddisfa le esigenze né delle università, né egli enti pubblici di ricerca, per i giovani che dopo il dottorato vogliono formarsi».
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