Fontana in largo vantaggio: cielo azzurro in Lombardia

Exit poll: il leghista (38-42%) supera di 7 punti Gori A Milano rimosso quadro di una mostra: «È fascista»

Fontana in largo vantaggio: cielo azzurro in Lombardia

Comincia l'era di Attilio Fontana. Non c'è partita in Lombardia e il centrodestra è in largo vantaggio sul Pd, Giorgio Gori: 7-8 punti di distacco secondo gli exit poll di ieri sera. Un margine netto, che dovrebbe escludere sorprese. Un margine superiore alle attese della vigilia e superiore a quei 4 punti e mezzo che 5 anni fa avevano consentito a Roberto Maroni di diventare il primo governatore leghista eletto in Lombardia.

Ora a Maroni succede un altro leghista, un leghista storico, l'ex sindaco di Varese Fontana, che sembrava destinato a un tranquillo mandato da parlamentare e invece è stato richiamato in prima linea dopo l'imprevisto forfait dello stesso Maroni. Il cambio in corsa non ha compromesso niente nel rapporto fra il centrodestra e l'elettorato della sua roccaforte storica, la Lombardia, che da 23 anni sfugge ai sogni alla sinistra. Non ha avuto più fortuna dei predecessori Gori, a detta di tutti, nel centrosinistra, il migliore fra i candidati possibili. Aveva al suo arco alcune frecce, fra i quali una discreta immagine mediatica, ma la sua campagna non è stata sfolgorante e ha patito la crisi nera del Pd. Si è fermato al 31-35% il sindaco di Bergamo, sotto i livelli del 2013, mentre meglio di 4 anni sono andati i 5 Stelle, accreditati di un risultato che potrebbe arrivare al 20%. Fontana potrebbe arrivare a quota 40, o addirittura sopra, in linea col successo di Maroni.

Ha camminato bene la candidatura di Fontana, un passista in piena regola, un grande camminatore. Si è svegliato presto ieri. E facendosi largo fra le stradine innevate del borgo ha fatto un chilometro e mezzo a piedi arrivando a Velate, frazione prealpina di Varese. «Ciao Attilio», lo hanno accolto così. «Cittadino fra i cittadini» ha scritto dopo lui, come nel suo stile. Così lo accolgono anche nel centro di Varese, dove è stato sindaco per dieci anni: «Ciao Attilio». Maglione color crema con la zip sopra una camicia bianca. «Presidente!» lo chiamavano i fotografi. E lui si schermiva: «Dite a me?». «Ho votato e vi invito a votare, giornata straordinaria e storica», il suo invito. Ha votato e poi ha passato la giornata in famiglia, prima di arrivare a Milano per aspettare i risultati nella sede leghista di via Bellerio, dove è entrato poco dopo le 23. Rilassato e serafico, come in tutta la campagna. Il primo exit poll realizzato per la Rai gli assegna un 38-42%, con Gori al 31-35 e il 5 Stelle Violi a un 17-21%. «Mi sembra per ora un buon risultato, ringraziamo i lombardi per l'ottima partecipazione» commenta a caldo. Niente da fare: il buon governo degli ultimi anni ha pagato e il traino delle politiche ha fatto il resto. Il centrosinistra, insomma, la Lombardia può solo continuare a sognarla. Non è servito a niente costruire lo spauracchio della destra. E non è servito a niente l'appello alla mobilitazione antifascista, se non a caricare di tensione la campagna elettorale, fino a una viglia eccitata e nervosa, basti pensare al caso di Pavia o all'ultimo episodio di Milano, dove un rappresentante di lista è arrivato al punto di far togliere dalle pareti di un seggio un quadretto appeso in occasione del centenario della scuola: un quadretto che come altri riportava un reperto storico.

Fra pagelle e altri attestati c'era anche un documento ministeriale del Ventennio e tanto è bastato ai militanti della sinistra per farlo rimuovere. Ma era solo l'ultimo sussulto ideologico di una sinistra senza altre speranze. Da oggi inizia l'era di Attilio Fontana, il leghista tranquillo che si incammina verso il Pirellone.

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