
Il governo fa quadrato. La tensione tra Italia e Francia risale dopo le battutine del presidente Emmanuel Macron sulla mancata partecipazione della premier Giorgia Meloni al vertice (Francia, Regno Unito, Germania e Polonia) ristretto dei volenterosi a Tirana. La linea dell'esecutivo italiano non si sposta di un millimetro. Ma soprattutto ci pensa Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro della premier, a rispondere all'inquilino dell'Eliseo: «Macron dice che non vuole più inviare truppe europee in Ucraina? Bene il suo ripensamento, non è mai sembrata una grande idea» chiarisce Fazzolari all'Ansa spiegando che «la proposta francese di invio di truppe, ribadita da Macron pochi giorni fa, è poco utile e molto rischiosa».
Il punto chiave però del ragionamento di Fazzolari è un altro: il no alle truppe in Ucraina non cambia la linea sul sostegno a Kiev: «Giorgia Meloni e questo governo sono sempre stati fermi e coerenti nel sostegno al popolo ucraino. Si tratta di una scelta di visione strategica anche più ampia della guerra in Ucraina. L'impegno dell'Italia è sempre stato rivolto a tenere unito l'Occidente davanti alle grandi sfide di questi anni. Continueremo in questa direzione». Il fido di Meloni boccia il format ristretto dei volenterosi: «L'Italia ha sempre partecipato alle riunioni dei volenterosi, circa una trentina di paesi mantenendo la sua posizione contraria all'invio di truppe in Ucraina ma ora non si capisce bene cosa sia questo cosiddetto format ristretto dei volenterosi per l'Ucraina e quale sia la sua utilità, al netto di un po' di forzata visibilità per qualcuno. La forza dell'Occidente è stata la sua compattezza. Non vedo a chi possa giovare un format che si auto definisce di volenterosi e che pertanto, per esclusione, dichiara meno volenterosi la Commissione europea e Stati molto impegnati come Danimarca, Svezia, Olanda, Repubblica Ceca, Canada eccetera eccetera, dando così un segnale di divisione dell'Occidente che in realtà non c'è. Qual è il senso e l'utilità di un format come quello che indebolisce l'Unione europea e mina l'unità occidentale?».
Infine, Fazzolari rifila una stoccata alla sinistra: «Con questa opposizione siamo condannati a governare a lungo. Possibile che non si rendano conto che ben pochi italiani apprezzano il confuso attivismo di Macron sull'Ucraina? Gli italiani sono ben felici di non essere più governati da gente che si limitava ad assecondare le scelte altrui».
Lo scontro Italia-Francia spinge tutti i ministri a schierarsi. Dal salone del Libro di Torino interviene il ministro della Difesa Guido Crosetto: «Ma sa, ogni tanto Macron fa delle battute che... Tra leader potrebbero risparmiarsi. Sono delle frecciatine che nascono più da posizioni politiche e da considerazioni interne, di ricaduta interna. Non mi pare riguardino i due Stati, e i rapporti tra presidenti». E ancora: «Nessuna occasione persa a Tirana, non era un vertice programmato, quindi non era un vertice al quale fosse necessaria la partecipazione, il presidente Meloni quotidianamente ha contatti con tutti i leader europei».
Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani respinge le accuse delle opposizioni: «Rischio isolamento per l'Italia? Non mi pare che siamo così isolati. L'opposizione fa il suo gioco e trova sponda con i socialisti tedeschi».
E mentre Matteo Renzi attacca a testa bassa la premier, Carlo Calenda si smarca e punge il capo dell'Eliseo: «Io vengo dall'area liberale di
Macron ma quelle scene - di lui che si fa riprendere alle 6 del mattino mentre parla con il presidente americano - non mi sembrano serie da vedere. Meloni e Macron facciano un bilaterale e se le diano lì di santa ragione».
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