di Alessandro Gnocchi
G li insegnanti in Italia sono pagati male, considerati peggio e assimilati agli assistenti sociali. Tuttavia un italiano su tre spingerebbe il proprio figlio a salire in cattedra, anche solo a prendere palline in testa o a essere vittima di scherzi feroci diffusi via facebook. In fondo resta un lavoro statale, una volta che hai la cattedra legata alla caviglia al massimo affondi con lei, ma nessuno potrà togliertela. Chiariamo subito una cosa: insegnare è un mestiere stupendo e regala grandi soddisfazioni. Un tuo alunno, destinato a una agiata ma noiosa vita da mobiliere, decide di laurearsi in Storia dell'arte e diventa a sua volta professore. Estasi. Una tua alunna, destinata a una agiata ma noiosa vita da mobiliera, si laurea in architettura e va in giro per la provincia a costruire ville. Altra estasi. Quando capita di poter incidere, in modo positivo e non coercitivo, sulla vita degli altri? Praticamente mai. Ma l'insegnante ha qualche chance in più di provare questa emozione: essere fiero di ciò che ha fatto qualcun altro, un suo studente. È impagabile, e pazienza, per una volta, per lo stipendio da fame. Da una ricerca della Varkey Foundation, risulta che lo status dei professori italiani è precipitato in fondo alla lista dei Paesi industrializzati. Siamo al 33° posto su 35. Dopo di noi ci sono solo Israele e Brasile. Così in basso? Ma davvero? Purtroppo il dato può forse essere un po' esagerato ma senz'altro fotografa una realtà evidente a tutti coloro che abbiano messo piede in una scuola diversa dai licei del centro. Nelle scuole professionali, non in tutte, l'insegnante deve fronteggiare un livello di tensione con gli alunni che può facilmente degenerare nello scontro fisico. Nei licei, anche quelli più prestigiosi, l'alunno sa di poter contare sulla connivenza della scuola stessa, più interessata a perdonare che a punire. E addio autorità del professore. Ci saranno dei rimedi? Ma certo, ci sono. Aumentare lo stipendio dei professori, visto che l'importanza di una persona, in questa società, si misura dal suo reddito. Distribuire meglio il personale: forse non tutti sanno che al Nord mancano insegnanti. Rendere le scuole sempre più autonome, affinché possano allinearsi alle richieste del territorio. A Cremona, per fare un esempio, ci vuole la scuola di liuteria, e per fortuna c'è. I dirigenti scolastici devono sostenere il corpo insegnanti e non allearsi, per evitare grane, con le famiglie. Le famiglie dovrebbero essere più educate e pensare meglio a cosa vogliono per il proprio rampollo. Il rampollo dovrebbe capire che quel buffo signore sottopagato che gli rompe le tasche con la matematica, in fondo è un idealista a cui è bello portare il giusto rispetto.
Ma non illudiamoci: la scuola va nella direzione opposta. Il professore è abbandonato; lo studente, in fondo disprezzato: perché educare un idiota? A tutti fa comodo che sia così. Si fa meno fatica ad affondare che a nuotare per tornare a galla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.