Se a sinistra litigano sulla paternità delle tasse, a destra la preoccupazione sale. Sale perché comunque la coalizione di governo non fa che parlare (e litigare) su tasse che da qui a breve andranno a falcidiare le ultime residue speranze di riscatto del ceto medio, sempre più vessato e sempre meno considerato da un manovra, quel nuovo gabinetto guidato dall'avvocato Conte, che si preoccupa soltanto di assecondare il giacobinismo di Di Maio e dei grillini. Tanto che proprio la possibile tassa sulla plastica ha smascherato tutta la miopia di una manovra che deprime l'economia, le piccole e medie imprese e soprattutto i ceti medi. Di certo non aiutando nemmeno il consumo. «Il ministro della decrescita, Luigi Di Maio, torna alla carica con uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle: limitare le aperture degli esercizi commerciali, imponendo per legge chiusure e limitazioni» tuona Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera di Forza Italia.
«Ancora una volta una logica oscurantista - aggiunge -, contro i commercianti, contro gli artigiani, contro i liberi professionisti, contro le piccole imprese. Di Maio vuole abbassare la saracinesca all'Italia che produce. Questo governo ha dichiarato guerra a imprese e ceto medio».
La parlamentare azzurra continua a sostenere la fallacia di una manovra che al «diluvio di tasse» associa «una deriva giustizialista in pieno stile grillino». Le fa eco il collega di partito Renato Brunetta andando a specificare che quella prossima ventura è «una manovra recessiva». «Può generare - spiega l'economista di Forza Italia - potenziali aumenti di prezzi». Le tasse annunciate, chiarisce Brunetta, se da un lato colpiscono direttamente i produttori dall'altro andranno a incidere sui prezzi al consumi e quindi peseranno anche sulle tasche degli italiani. «Le tasse sulle bevande zuccherate, l'imposta sulla plastica, la stretta sulle partite Iva e l'obbligo dei pos per i commercianti - dice - impongono una serie di costi per i soggetti passivi che quasi sicuramente saranno traslati sui prezzi al consumo. Le tasse sono sempre a carico delle imprese o dei consumatori, nessuno purtroppo ha inventato fin qui altre strade». E se è pur vero, aggiunge Brunetta, che si tratta di importi «apparentemente poco significativi», come sostengono i paladini della manovra, è altrettanto vero che anche un piccolo aumento «diventa devastante per i consumi».
Anche Fratelli d'Italia, per voce del sindaco di Catania Salvo Pogliese lamenta la debolezza e l'«ipocrisia» della manovra che proprio oggi approda nell'aula di Palazzo Madama per il primo confronto parlamentare. «La tassa sulle bevande e quella sulla plastica - dice - hanno finalità ambientali solo di facciata. Recuperano invece risorse con ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Un costo che il già debole tessuto produttivo siciliano non può permettersi, poiché si metterebbero in gravissima difficoltà aziende di antico radicamento nell'isola e in particolare nell'area urbana catanese come Sibeg-Coca Cola, ma anche la modicana Polara, l'acese Tomarchio e altre ancora del settore bevande, che rappresentano complessivamente circa il 10% dell'intero fatturato italiano».
Che poi è più o meno il discorso fatto ieri sia dal governatore emiliano Stefano Bonaccini (Pd) che dal suo possibile successore, la senatrice leghista Lucia Borgonzoni.
«Prima si inventano nuove tasse che penalizzeranno interi comparti della nostra regione - dice la candidata alle regionali di gennaio - con decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. Poi millantano che stanno pensando a soluzioni a problemi che loro stessi hanno creato».
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