Forza Italia apre la corsa per conquistare la Sicilia: "No ai voti della mafia"

Folla alla convention del senatore Schifani. Coalizione unita: non daremo l'isola ai grillini

Forza Italia apre la corsa per conquistare la Sicilia: "No ai voti della mafia"

«Noi i voti della mafia non li vogliamo, anzi li respingiamo. La nostra storia la dice lunga sul nostro impegno contro la criminalità organizzata. Noi la mafia l'abbiamo sempre combattuta con gli strumenti, con le leggi. Con il governo Berlusconi si è raggiunto il record di superlatitanti catturati».

Parte all'attacco il senatore azzurro Renato Schifani. E in un cinema nel cuore di Palermo gremito da quasi mille persone arrivate da ogni parte per l'apertura della campagna elettorale di Forza Italia nel Palermitano, non le manda a dire a M5s e sinistra, che da giorni battono l'unico chiodo che gli resta da battere di fronte a un centrodestra unito che svetta al primo posto in tutti i sondaggi: quello degli «impresentabili» in lista.

Non ci sta, Forza Italia, forte di un candidato governatore, Nello Musumeci, presidente dell'Antimafia regionale uscente e minacciato in passato dai boss, a lasciarsi attaccare sul fronte della lotta a Cosa nostra. «Le campagne elettorali sulla demagogia - tuona Schifani - lasciano il tempo che trovano. Esiste un codice etico degli impresentabili. Ma chi risarcisce la signora Sandra Lonardo, la moglie di Clemente Mastella, indicata come impresentabile e adesso assolta?». E Miccichè assicura: «I 70 candidati di Forza Italia sono gentiluomini, e non mi sbaglio».

Bagno di folla, alla convention organizzata dal senatore Schifani. Una partecipazione che non si vedeva da tempo. Per celebrare l'abbraccio tra Nello Musumeci, il candidato governatore, e Gianfranco Miccichè, il coordinatore azzurro siciliano artefice della coalizione di centrodestra unita che, modello Liguria docet, punta a riconquistare la Sicilia. Nel 2012 Miccichè, l'uomo del 61 a zero del 2001, e Musumeci corsero divisi. E il centrodestra perse. Ora sono insieme. E volano nei sondaggi. Miccichè lo ricorda: «Cinque anni fa ci hanno fatto separare, non è stata né colpa mia né colpa tua, caro Nello. Stavolta siamo noi che abbiamo costruito, sia pure con fatica, questo rapporto. E non intendiamo metterlo in crisi». E Musumeci gli fa eco: «Con Miccichè - non c'è mai stata alcuna ferita da ricomporre».

Tutto ok, dunque. O quasi. Pesa un po' un'assenza alla convention, quella di Gaetano Armao, il leader dei Siciliani indignati rimasto fuori dal listino del presidente che continua la corsa da non candidato. «Sono dispiaciuto», dice Miccichè, confessando di aver pensato anche a un passo indietro (lui è nel listino, ndr). «Armao farà parte del governo e sarà l'uomo giusto al posto giusto», assicura ancora Schifani.

La parola d'ordine è: non consegneremo la Sicilia al M5s. E Musumeci non fa sconti ai grillini che lo attaccano sulla legalità: «Ancora dovete governare in Sicilia e avete cinque deputati rinviati a giudizio. Vergogna.

Io ero condannato a morte dalla mafia nel '95, e per sette anni mi sono mosso con una blindata e due poliziotti sempre accanto a me. Tu - dice al candidato M5s Giancarlo Cancelleri - per farti conoscere hai bisogno di Di Maio e Di Battista».

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