Roma - L'annuncio di Silvio Berlusconi è di quelli che segnano una svolta politica. Dalle parole si passa ai fatti. E così quel «martedì voteremo contro le riforme, contro l'arroganza e la prepotenza», pronunciato dal Cavaliere, scuote il partito e mette i parlamentari azzurri di fronte a scelte nette, costringendoli a uscire dall'ambiguità.
Il partito si dimostrerà compatto oppure dovrà fare i conti con qualche «nostalgico» del Nazareno o con qualche malpancista? La risposta arriverà dai numeri o forse dalle presenze in Aula. Perché una riunione del gruppo della Camera - probabilmente convocata per domani mattina - stabilirà la condotta d'Aula, ovvero se votare contro, togliere la scheda o uscire dall'emiciclo. C'è anche chi, come Laura Ravetto, chiede una convocazione congiunta dei due gruppi, Camera e Senato, ma difficilmente si procederà lungo questa strada, a meno che non sia direttamente Berlusconi a volerlo. Per rimettere in piedi una collaborazione sulle riforme con Matteo Renzi servirebbe un segnale concreto da parte del premier, ad esempio un ripensamento sull'Italicum con il ritorno al premio di coalizione, come era poi nei patti iniziali cambiati in corsa dal Pd. Ma difficilmente Renzi farà passi indietro. Matteo Salvini, intanto, aspetta gli azzurri alla prova del nove. «Se Forza Italia vota contro, come normale, poi ragioniamo fra opposizioni».
Continua, invece, il duello tra Berlusconi e Raffaele Fitto. La distanza, almeno a dar retta alle dichiarazioni pubbliche di quest'ultimo, resta siderale. Se il presidente di Forza Italia prova a serrare le file e invita tutti a fare «corpo comune in una unica grande squadra», l'europarlamentare pugliese replica secco: «Come possono ottenere l'unione tra i moderati proprio mentre mettono fuori dal partito le persone con espulsioni e commissariamenti?». Certo l'unità è l'obiettivo di tutti, ammette lo stesso Fitto, ma «vorremmo che il nostro partito, con regole certe, ci desse una prospettiva che superi i prossimi mesi e possa proiettarsi nei prossimi anni». Berlusconi «si chiude in un bunker con dei collaboratori, noi invece suggeriamo un'altra strada, nuove regole di democrazia».
Difficile intravedere una luce alla fine del tunnel, anche se dentro Forza Italia si vocifera che Gianni Letta sia impegnato sotto traccia in una estrema mediazione. Un'impresa complicata, a cui partecipa anche Francesco Paolo Sisto, fittiano meno ortodosso, presente all'evento di lancio della candidatura di Francesco Schittulli in Puglia. Resta poi aperto il fronte dell'alleanza con la Lega in Veneto. Le troppe condizioni dettate da Salvini stanno provocando qualche malumore a piazza San Lorenzo in Lucina. «Salvini cerca di farci trovare davanti ai fatti compiuti, non possiamo accettarlo. Non può presentare candidati senza un accordo con noi» dice Altero Matteoli. E Cinzia Bonfrisco invita il partito a una controffensiva. «No alla svendita di Forza Italia modello Padova. Facciamo pesare i nostri voti».
Anche perché nonostante Salvini sia convinto che Luca Zaia in Veneto vinca «anche contro Mago Merlino», in realtà a livello locale qualche timore su una forbice con Alessandra Moretti che si va restringendo inizia a circolare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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