Forza Italia in subbuglio ma il rischio strappo rientra

I verdiniani smentiscono le manovre per far nascere gruppi autonomi: "Solo fesserie". Santanchè: "È nei momenti di difficoltà che bisogna restare coesi"

Forza Italia in subbuglio ma il rischio strappo rientra

Mentre Berlusconi da Arcore continua a predicare l'unità del partito attorno a sé, Forza Italia resta una pentola a pressione. Lealisti, fittiani, verdiniani, malpancisti in sonno: gli azzurri hanno quasi più di cinquanta sfumature.

L'ultima grana, di cui raccontava ieri il Corriere della Sera , è un futuro e presunto strappo da parte di Denis Verdini pronto, secondo il quotidiano di via Solferino, a far nascere gruppi autonomi. L'ex coordinatore del Pdl tace ma i suoi uomini alla Camera negano con forza. Più di uno esclude scissioni: «Fesserie, solo fesserie...»; aggiungendo altre dosi di veleno: «Sono voci messe in giro dai cerchimagicisti per screditarci». Qualche telefonata, però, Verdini l'ha fatta eccome; il gelo con il Cavaliere resta dopo il rifiuto di quest'ultimo di riesumare in qualche modo il patto del Nazareno.

Ed ecco altri veleni che traboccano dal partito: «La verità? Denis il pensiero dello strappo l'ha avuto e ci ha pure lavorato; il problema è che per fare un gruppo autonomo servono dieci senatori e quelli pronti a seguirlo alla fine sono solo 3 o 4». Si fanno anche i nomi: Riccardo Mazzoni, Riccardo Conti e Lucio Barani (che tra l'altro fa parte di Gal e non di Fi, ndr ). Ecco quindi la frenata su ogni mossa autonoma da parte degli orfani del Nazareno: staranno tutti sotto coperta anche se i malumori ormai traboccano. Ci sono quelli che non amano la linea dell'opposizione dura a Renzi; e quelli - i più - che pensano a se stessi: far durare la legislatura il più possibile ed evitare allo stesso tempo di essere rottamati nel futuro.

Davvero non un bel clima; testimoniato, tra l'altro, da una confessione amarissima del capogruppo Paolo Romani fatta a Pier Ferdinando Casini qualche giorno fa. Anche Casini chiedeva lumi sulle mosse di Verdini. E Romani a rassicurarlo: «Macché gruppi autonomi, tendo ad escluderlo. Temo, invece, che alcune persone di qualità possano prendere le distanze da Forza Italia se non saremo in grado di ripartire. Io, ovviamente, resterò accanto al presidente fino alla fine qualunque cosa accada». Insomma, una frattura non è all'orizzonte; ma un'emorragia è messa in conto.

Questo in Senato. E alla Camera? A Montecitorio, un mesetto fa, 17 verdiniani erano usciti allo scoperto contestando, con una lettera, il «no» alle riforme renziane. Ma da qui a siglare una separazione del gruppo ce ne corre. Daniela Santanchè, per esempio, firmò quella lettera ma adesso giura: «Una cosa è certa: io non lascerò Berlusconi. Ma ci mancherebbe altro, io sono e resto dentro Forza Italia. Sono abituata che quando ci sono dei problemi, come accade in una famiglia, nei momenti di difficoltà bisogna stare uniti e trovare tutti insieme una soluzione». Idem per Giorgio Lainati: «Gruppi autonomi? Sono un dipendente di Fi da 21 anni, non capisco di cosa si parli...».

Le voci delle liti

interne arrivano alle orecchie dell'ex premier, sempre più indispettito. E proprio le divisioni interne potrebbero convincerlo a limitare al minimo indispensabile il suo intervento in campagna elettorale per le Regionali.

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