I dati di ottobre mostrano una Italia con consumatori in affanno, che contraggono i consumi di alimentari non lavorati e di beni e servizi ricreativi e culturali e per la cura della persona. I prezzi di questi alimentari calano dello 0,3% rispetto all'ottobre 2015. Poiché si tratta di prodotti della campagna e dell'orto, come frutta, verdura, legumi, per i quali non risulta che ci siano, dal 2015 al 2916, riduzioni nel costo di produzione o sostanziali aumenti nelle quantità prodotte, la riduzione del prezzo rispetto all'ottobre 2015 indica che la domanda diminuisce. Così, i venditori debbono accontentarsi di un prezzo un minore.
I consumatori pur di pagar di meno si contentano di prodotti di qualità un po' inferiore e la borsa della spesa subisce una contrazione, là dove non si tratta di generi di stretta necessità. La stessa osservazione vale per la riduzione dei prezzi dello 0,3% nell'ottobre 2016 sull'ottobre 2015, per i beni e sevizi culturali e ricreativi e per quelli riguardanti la cura della persona. La gente cerca di limare le spese non strettamente necessarie. Si fanno le vacanze di week end, ma si cerca di spender meno. Gli esercizi praticano sconti per attirare la clientela perché il single e la famiglia hanno meno soldi o vogliono risparmiare. Son preoccupati per il futuro, hanno tasse da pagare, temono la perdita del lavoro o del guadagno dell'aziendina, così cercano di metter da parte qualcosa per il domani. Si va un po' meno dal parrucchiere e dall'estetista, si spende meno nei cosmetici. Anche qui ci sono sconti per promuovere le vendite, perché la domanda, trattandosi di beni non strettamente necessari, tende a esser parsimoniosa.
Diverso è il caso della riduzione di prezzo dei prodotti energetici regolamentati che dipende dai fattori internazionali. In questo caso, i prezzi sono diminuiti di una buona percentuale a causa della riduzione dei prezzi internazionali del petrolio e del gas naturale. Questa diminuzione di prezzi migliora i bilanci dei consumatori, ma evidentemente non basta a dar loro sollievo. La media fra i prezzi che in ottobre sono calati e quelli che sono aumentati, in Italia, è lo -0,1% sia per il nostro indice di prezzi al consumo, sia per quello armonizzato europeo.
La dinamica dei prezzi al consumo dell'eurozona nel suo complesso, in ottobre, misurata con tale indice europeo dà un quadro diverso da quello italiano. Mostra una dinamica di ripresa: i prezzi in ottobre, nella media dell'euro zona, hanno registrato una crescita annua dello 0,5% contro lo 0,4% di settembre. Ciò si collega al fatto che nel terzo trimestre (luglio- settembre) nell'euro zona il Pil è cresciuto di media dello 0,3 rispetto al secondo.
Per l'Italia i dati del terzo trimestre del Pil non si conoscono ancora, ma l'Ufficio parlamentare del bilancio stima per il terzo trimestre un +0,2 e per il quarto +0,1%, con una crescita annua di 0,8. Occorre una crescita maggiore affinché la domanda di consumi si irrobustisca. I deficit di bilancio per spingere la domanda di consumi e quindi il Pil non danno gli effetti teorizzati. Ai fini della crescita, bisogna invertire la rotta. Fare di più nel campo degli investimenti, con particolare riguardo al settore immobiliare oberato da imposte troppo pesanti a al rilancio delle opere pubbliche e delle infrastrutture che hanno molte carenze.
Va accelerata la spesa per la ricostruzione nelle aree terremotate e la messa in sicurezza degli edifici a rischio sismiche, per cui ora sono stati fatti stanziamenti. Inoltre, ci sono ancora troppe rigidità, nel mercato del lavoro ed altrove. La progressività dell'imposta sul reddito frena la crescita. La macchina dell'economia italiana ha bisogno di revisioni.
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