Un po' ministro Franceschini, un po' comandante Schettino. Praticamente, «Francettino».
Super Dario, il «rieccolo» del film politico Conte 2, la vendetta - elegantissimo in alta uniforme Mibac - sfila da star sul rosso carpet della Mostra del Cinema di Venezia reso appena meno red dal bianco delle tute dei manifestanti «No Grandi navi» che hanno fatto caciara davanti al Palazzo del Cinema del Lido.
Ieri per una mezz'oretta slogan e striscioni ambientalisti hanno oscurato il logo del serenissimo leone della settima arte, facendola rimpiangere con i seguenti slogan: «Il pianeta sta bruciando»; «Giustizia climatica adesso»; «Trivelle zero»; «Dalla terra dei fuochi ai cambiamenti climatici»; «Stop biocidio»; «Respect existence or aspect resistence» (?); «Siamo la natura che si difende»; «Immigrati - con denaro turisti, senza denaro illegali» (??). Roba buona per i fotografi, che in zona non mancavano di certo.
Quando Franceschini ha capito che il sit-in contro i mostri del mare avrebbe suscitato l'onda lunga dei media, si è precipitato a cinguettare il seguente messaggio: «A Venezia per la #Biennalecinema2019. Un impegno: entro la fine del mio mandato nessuna Grande Nave passerà più davanti a San Marco. Il vincolo del @_MiBAC è solo il primo passo. Abbiamo perso troppo tempo e il mondo ci guarda incredulo. #GrandiNavi».
Un impegno solenne firmato dal ministro per i Beni e le Attività culturali: notoriamente uomo d'onore, abituato a mantenere le promesse.
Più o meno come il suo predecessore Alberto Bonisoli (sponda M5s), appena giubilato, che durante il breve e travagliato percorso governativo aveva promesso (invano) le stesse cose annunciate ieri da Franceschini, che invece - «sicuramente» - le realizzerà. Più o meno come ha fatto l'alto co-responsabile della telenovela «No Grandi navi»: il famigerato ministro pentastellato dei Trasporti, Danilo Toninelli, anche lui messo alla porta dopo il recente ribaltone e sostituito dal piddina Paola De Micheli, che sulla Tav si è già espressa («Si farà») ma sulle Grandi navi galleggia ancora nell'incertezza.
Al povero fuoriuscito - anzi, fuoricacciato - Bonisoli, in realtà, va riconosciuto il merito di aver almeno dato un segnale: un «vincolo culturale» sul Canal Grande, il Bacino di San Marco e il Canale della Giudecca, «creando i presupposti per impedire il transito alle navi con stazza superiore alle 40mila tonnellate».
Apriti cielo. Il provvedimento (pur non avendo effetti pratici immediati) fu subito impugnato dalla giunta comunale con un ricorso al Tar firmato dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: un altro che su questa vicenda delle Grand navi ha detto tutto e il contrario di tutto.
Sempre il povero Bonisoli, per nulla spalleggiato dall'ancor più povero Toninelli, aveva anche annunciato «la volontà di istituire una Commissione tecnica, di concerto con il ministero dell'Ambiente e quello dei Trasporti, che potesse stabilire alcuni parametri sulla circolazione dei natanti sottoposti a vincolo».
Un'emergenza resa ancor più impellente da un paio di recentissimi «incidenti» (una nave da crociera semischiantata sul molo e un altro transatlantico che quasi travolgeva uno yacht) che ci hanno fatto fare una doppia figuraccia mondiale.
Di qui l'esigenza di trovare un minimo di raccordo di facciata tra Bonisoli, Toninelli e Brugnaro circa la «contrarietà all'ingresso delle Grandi Navi nel canale della Giudecca».
Ma, appena si calmano le acque, ecco rispuntare le
preoccupazioni del sindaco leghista: «Rischiamo di perdere l'introito turistico. Urge individuare un progetto alternativo».Riuscirà Franceschini lì dove hanno fallito gli altri? Lui giura di sì. E super Dario, si sa, è uomo d'onore.
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