Politica

Francia, allarme nucleare Fermati dodici reattori «La sicurezza è a rischio»

Anomalie nell'attività e dossier nascosti, l'Authority svela: «Siamo preoccupati». Controlli sugli impianti

Francesco De Remigis

Qualcuno l'ha definita la linea Maginot del nucleare, pronta a crollare da un momento all'altro. Di situazione «molto preoccupante» parla Pierre-Franck Chevet, il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), che dalle colonne de Le Figaro lancia un vero e proprio Sos.

Tutto è cominciato nell'aprile dell'anno scorso, con la scoperta di un eccesso di carbonio nell'acciaio della vasca del reattore di nuova generazione Epr (reattore pressurizzato europeo) in costruzione a Flamanville. Siamo nella Bassa Normandia a due passi dalla Manica. Qui le concentrazioni di carbonio nell'acciaio dei generatori di vapore sono il doppio del livello previsto. «Un simile eccesso spiega Chevet potrebbe diminuire la resistenza meccanica dell'acciaio». «Da allora abbiamo avuto molte altre brutte sorprese», continua il responsabile dell'Asn.

Da questo primo indizio di malfunzionamento, quel che doveva essere un fiore all'occhiello, l'Epr, ha scatenato controlli a tappeto in tutta la Francia. Non solo a Flamanville, ma in nell'intero parco nucleare gestito per conto dello Stato da Edf che non è mai stato così preoccupante. Neppure dopo la chiusura dell'impianto Fessenheim 2 dell'estate scorsa. A settembre, l'Agenzia per la sicurezza ha infatti ordinato di fermare «con urgenza» 12 reattori dei 58 complessivi che garantiscono il 78% del fabbisogno di elettricità in Francia.

Anche se la legge sulla transizione energetica dei socialisti prosegue, se non dovessero riaprire nel breve periodo i reattori la Francia rischia bollette più salate e perfino l'Italia potrebbe risentirne. Per non parlare del rischio sicurezza su cui tutte le 19 centrali francesi non solo quelle coinvolte dall'indagine dell'Authority si stanno interrogando. I reattori «potenzialmente a rischio» sono infatti 18.

Verifiche nel dettaglio, prove serrate di corretto funzionamento. Non più test a campione sui cui per anni si è basato il primato di alcuni impianti. L'Asn punta a capire se l'eccesso di carbonio scoperto nell'acciaio non faccia mutare, nel lungo periodo, la capacità di resistenza dei generatori di vapore.

Gli ispettori hanno infatti scoperto «pratiche inaccettabili» dall'inizio degli anni Sessanta anche nella fabbrica del Creusot di Areva, ovvero l'esistenza di 400 dossier volontariamente nascosti al cliente, e all'Asn stessa, riguardanti una lunga serie di anomalie. Edf ha fornito un dossier per ogni reattore. Ma non basta, dice il capo dell'Authority. Ogni singolo stabilimento sarà oggetto di test accurati preparati su misura dall'Agenzia che entro gennaio dovrebbe essere in grado di decidere se far ripartire o meno gli impianti chiusi. Alcuni potrebbero tornare operativi entro il 31 dicembre, tra cui sette reattori Edf che riprenderanno a produrre energia: Dampierre 3 (900 megawatts), Civaux 2 (1.500 megawatts), Tricastin 4 (900 megawatts), Gravelines 2 (900 megawatts), Bugey 4 (900 megawatts), Tricastin 1 e Tricastin 3 (900 megawatts ciascuno).

«Bisogna ripensare il controllo del nucleare», insiste Chevet su Le Figaro.

Con i conti non perfettamente a posto per Edf e Areva, e i ripetuti inconvenienti tecnici, «non abbiamo mai conosciuto un simile accumulo di problemi», spiegava già il 6 novembre a Les Echos.

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