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Francia pronta al voto. Ma l'astensionismo torna il primo partito

Fuga dalle urne al 35%, mai così alta dal 2002. Parigi, sconti in bar e librerie per chi va ai seggi

Francia pronta al voto. Ma l'astensionismo torna il primo partito

Il primo turno delle presidenziali francesi potrebbe caratterizzarsi per un triste record: il primo partito di Francia rischia di essere l'astensionismo, che domenica punta a superare il record del 2002. Allora il 28,4 degli aventi diritto restò a casa. Oggi più di un quarto degli elettori è indeciso, secondo l'ultimo studio del Cevipof. Il partito del non-voto non ha insegne, non viene invitato in tv. Ma è presente al punto da essere accreditato del 35%. Un giovane su due tra i 18 e i 25 anni si dice pronto a boicottare il voto. Appena più impegnati i quarantenni.

Vanno in scena le contromisure: a Parigi timide iniziative per chiamare al seggio, tra inviti al bar e librerie con saggistica politica a metà prezzo. «Tutto a nostre spese», spiega Céline, che gestisce la Maison du livre a due passi da Rue de Charonne. Poco più in là si sta tenendo il meeting del socialista Benoit Hamon, che ha come slogan di campagna l'andare a «votare PER, e non votare contro», ma al momento non lo sta premiando neppure nei sondaggi.

La gente è stufa di sentire promesse che non vengono mantenute. Stanca di essere al servizio della politica: «Uscendo di casa, andando a votare, si dà lavoro a una classe politica sempre più lontana dalle esigenze quotidiane dei cittadini», è una frase ricorrente. C'è chi non si arrende e gli inviti al «civismo» fioriscono in tutta la Francia. Dalla Bretagna a Strasburgo alcuni bistrot offriranno da bere nel weekend a chi andrà a votare. C'è il tassista che paga la corsa. E il kebabaro a due passi da un seggio di Roubaix che farà lo stesso per i clienti che mostreranno la tessera elettorale.

La Chope à Plouguiel, bar-tabacchi della Bretagna più autentica, si trova a pochi metri dal bureau de vote in un borgo di 1.700 anime. Il proprietario, Marc, 44 anni, ha appeso un cartello per invitare al dovere civico. «Se vai al seggio e poi passi da noi, ti offriamo un bicchiere». In Bretagna è già di dominio pubblico l'idea del tassista solidale lanciata a Ploubezre, dove si offrirà gratuitamente la corsa agli elettori che altrimenti faticherebbero a raggiungere il seggio. A Strasburgo la municipalità che toccherà il più alto tasso di partecipazione vincerà una maxi festa di quartiere a suon di hip-hop offerta dal centro culturale Neuhof.

Il rischio astensione resta altissimo. Non solo a Roubaix, considerata la capitale francese dell'astensione con dieci punti in più della media nazionale. Ma in tutto il Paese. Tanto da spingere Le Monde a chiederne ragioni ai lettori. Mentre sull'isola di Oléron (Charente-Maritime) una dozzina di operatori turistici offrono una notte in albergo o campeggio libero su presentazione di un certificato di voto per delega.

«Insoddisfazione, collera, disgusto di una politica sempre più lontana dai cittadini», le testimonianze raccolte dal quotidiano francese. Risposte identiche a quelle date al Cevipof, il polo di ricerca politica di Sciences-po che prova a capire quale candidato semmai avvantaggi l'astensione. Si è detto spesso che il primo beneficiario sia il Front National. Ma se l'85% dei francesi che sostiene Le Pen è sicuro della scelta, anche in seno al suo elettorato si rischia il non-voto.

«I giovani, i meno diplomati, i più fragili hanno la tendenza al non-voto più degli altri», spiega Bruno Cautrès, politologo del Cevipof, «un elettorato che corrisponde a quello lepenista». «Una bassa partecipazione il 23 aprile potrebbe dunque nuocere anche al FN», sostiene Céline Braconnier, direttrice di Sciences-Po Saint-Germain-en-Laye e coautrice del libro La Democrazia dell'astensione.

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