La Francia rosica ancora: «Non mangiate la Nutella»

Il ministro Royal: «Usa olio di palma e così contribuisce alla deforestazione»

C hissà che cosa ne direbbe Nanni Moretti, che in Francia è adorato come un maestro e che della Nutella è un cantore. Da ieri la più celebre crema spalmabile del mondo, prodotta dalla Ferrero, è entrata nella «black list» dei prodotti alimentari francesi. Merito, o forse dovremmo dire colpa, di Segolène Royal. Il ministro socialista dell'Ecologia intervenendo in diretta televisiva al Grand Journal di Canal + ha invitato i consumatori francesi a lasciare sugli scaffali l'italianissima Nutella, dei quali i Francesi sono peraltro ghiottissimi, essendone addirittura i primi consumatori al mondo.

La colpa della crema spalmabile, che nel 2014 ha compiuto cinquant'anni, sarebbe secondo la Royal di contribuire alla deforestazione massiccia («che come conseguenza ha anche il riscaldamento climatico») attraverso l'uso massiccio di olio di palma. Cosa peraltro negata dall'azienda di Alba, che fa sapere, attraverso la consociata francese del colosso dolciario piemontese, che «Ferrero utilizza al cento per cento olio di palma certificato sostenibile per i suoi prodotti confezionati a Villers-Écalles». Ferrero Francia ricorda di aver preso «numerosi impegni per quanto riguarda l'approvvigionamento di olio di palma», la cui coltivazione «può andare di pari passo con il rispetto dell'ambiente e delle popolazioni».

La Francia non è nuova a prese di posizioni anti-Nutella. Qualche anno fa un senatore francese propose quella quei oltralpe venne definità «Nutella Tax»: un'aumento del 300 per cento dell'imposta sull'olio di palma, che avrebbe colpito particolarmente la crema piemontese, che ne contiene fra il 16 e il 20 per cento. Allora, oltre alla tutela delle foreste indonesiane, fu addotta come motivazione anche la presunta dannosità del suddetto olioper la salute, essendo considerato responsabile di colesterolo e obesità.

Sorprende la sensibilità francese all'impatto ambientale della Nutella visto che uno dei più celebri prodotti del made in France agroalimentare è il foie gras , sulle cui virtù organolettiche ci si può dividere (a noi, per dire, garba assai) ma sulle cui modalità produttive non si può che essere tutti d'accordo: sono orribili. Prevedono infatti l'ingozzamento forzato di milioni di anatroccoli e di ochette (tutti di sesso maschile, le femmine vengono soppresse) attraverso un tubo inserito in bocca, in gola e nello stomaco e collegato a una pompa idraulica di grandi quantità di cibo molto energetico. Gli animali vengono uccisi brutalmente dopo un paio di settimane di una vita resa orribile da un'alimentazione folle. Se tutto questo è sostenibile ce lo dicano i francesi.

E comunque la battaglia contro la Nutellà è l'ennesima tappa dell'eterno derby della tavola tra Italia e Francia.

Che parte dai vini (i due Paesi si sorpassano e controsorpassano ogni anno nel primato produttivo), passa per i formaggi (da qualche tempo li abbiamo finalmente sorpassati nel numero di prodotti dop) e si conclude in cucina, dove le due tradizioni da anni si contendono la leadership internazionale. Quanto alle creme spalmabili, i consumatori francesi sanno bene cosa scegliere. Olio di palma o meno.

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