Se parlate con magistrati di destra, sinistra, centro, corrente A o corrente B, è un coro di proteste contro le uscite di Piercamillo Davigo. L'ex presidente dell'Anm, già star del pool Mani pulite, con i suoi comizi politici di taglio giustizialista in programmi tv, feste pubbliche e convegni di partito, mette in imbarazzo per primi i suoi colleghi in toga.
C'è grande malumore all'Anm e a Palazzo de' Marescialli. Alla prima commissione del Csm e al Procuratore generale della Cassazione (titolare dell'azione disciplinare e membro di diritto del consiglio), arriverà l'esposto del Movimento Fino a Prova Contraria di Annalisa Chirico, che chiede di «fare chiarezza sul rapporto talvolta patologico tra magistrati e mass media», sulla sovraesposizione di toghe come Davigo che, con interventi «apertamente politici», danneggiano l'immagine della categoria.
L'ultima che ha sparato martedì dal salotto di Floris su La7 è che «l'imputato che non rifiuta la prescrizione deve vergognarsi», perde «l'onore». E intanto non ha smentito la notizia pubblicata 5 giorni fa dal Giornale di 3 incontri con esponenti del M5S per scrivere l'emendamento anti-Berlusconi al Rosatellum 2.0, sotto esame alla Camera. In sua vece è intervenuto il paladino Marco Travaglio su Il Fatto, appoggiando la posizione sulla prescrizione, scagliandosi contro Il Giornale e il direttore Alessandro Sallusti, assicurando che «Davigo e Grillo non si sono mai incontrati». Ma chi ha parlato di Grillo, in persona? Semmai, di deputati Cinque Stelle. Quasi un'ammissione, insomma.
Anche su questo punto il movimento fondato dalla giornalista Annalisa Chirico chiede a Pg e Csm di intervenire. In sostanza, si sollecita un procedimento disciplinare su Davigo o, almeno, una pratica in prima commissione sull'incompatibilità con il suo ruolo di magistrato di Cassazione.
«Non spetta a un magistrato - sostiene su Il Foglio Claudio Galoppi, togato al Csm di Magistratura Indipendente e presidente della VII commissione - esprimere valutazioni morali sulle scelte processuali. La prescrizione è un diritto riconosciuto al cittadino, non un salvacondotto per disonesti. Non esiste alcuna equiparazione tra prescrizione e colpevolezza». Per Galoppi, Davigo dovrebbe anche smentire la notizia degli incontri con i grillini sull'emendamento alla legge elettorale. Altrimenti, «non potranno non esserci conseguenze». Perché «si tratterebbe di una condotta gravissima», dice. Gli amici più vicini a Davigo ora fanno pressione sul leader della corrente Autonomia & Indipendenza (nata da una scissione di MI) perché neghi la collaborazione col M5S. Per mesi si è parlato di un rapporto stretto del magistrato con il movimento, anche di una sua candidatura se non a premier almeno a ministro di un possibile governo. Lui ha ripetuto che i magistrati non devono fare politica (perché «non sanno farla») e ha continuato a passare da un convegno del M5S alla Festa del Fatto, dai talk show de La 7 a quelli della Rai. Anche ieri, da Agorà su Rai3, diceva che «la Corte dei conti che si occupa di uscite dello Stato, dovrebbe occuparsi anche delle entrate».
Quanto all'eventuale azione disciplinare Galoppi spiega che a promuoverla possono essere solo Pg o ministro della Giustizia, mentre il Csm potrebbe muoversi dopo un esposto, per valutare una «condotta incolpevole ed è arduo sostenere che un magistrato che siede in uno studio tv agisca in
assenza di colpa». Pochi giorni fa il Guardasigilli Andrea Orlando commentava: «Mi pare che Davigo faccia anche un po' di politica e sia portatore di idee distanti da questo governo. Ma è anche fisiologico». Fisiologico?
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