Roma Scompaginare, andare oltre l'ovvio. Mission di una vita, inscritta in ogni fibra del «personaggio» Carlo Freccero, direttore supplente di Rai2 (a titolo gratuito, giacché pensionato). Che ieri, in una frizzante audizione alla commissione di Vigilanza, diventata - com'era facile prevedere - un piccolo «show», è tornata fuori nei suoi chiaroscuri con la veemenza del «creatore» di Tv che è stato. E che in questi mesi è tornato a essere per «ridare visibilità alla rete, farla ridiventare centrale nell'agenda mediatica, far sì che la programmazione crei polemica, esca dall'anonimato».
Così il Freccero «maestro di televisione», che ha tracciato strategie future e spiegato i limiti di programmazione attuali, rivendicando anche ascolti in crescita rispetto al 2018, ha finito per sbottare in diverse occasioni, ma soprattutto davanti a un chiaro attacco del deputato leghista Tiramani, preparato a tavolino, e dunque presumibilmente da ascrivere alla lotta sotterranea che continua in Rai tra 5stelle e leghisti, «specchio» nel nuovo clima di conflittualità che imperversa tra gli alleati di governo. «Mi dispiace ma io sono il più bravo e voi avete dei dati sbagliati. Non sono tifoso di nessuno!», s'è difeso il direttore.
Dopo l'introduzione istituzionale, l'appassionato professore di tv è andato avanti tra improvvise elevazioni di voce, gridolini e mani sbattute sul banco della presidenza. Modalità talmente fuori dal cerimoniale da riscuotere, alla fine, molto apprezzamento per la loro autenticità. In particolare, Freccero s'è dichiarato «offeso» dall'intervento di Tiramani, da lui ribattezzato «Tirapugni» (poi scusandosi: «io trascendo sempre»), che l'ha paragonato tra l'altro all'anziano padre imprenditore costretto a gettare la spugna perché «non al passo coi tempi». «Lei sta muovendo accuse non vere. Mi ha ferito profondamente con dati sbagliati... Questa è un'aggressione calunniosa cui risponderò per iscritto, punto su punto. Se volete le mie dimissioni chiedetele. Ma non dite cose false. Il mio passaporto è pulito, sono sotto giuramento e sto fornendo dati veri. Ho tutte le carte in regola per parlare di tv...». Quando poi il discorso è caduto su Povera patria, trasmissione del venerdì sera, Freccero s'è come liberato d'un peso: «La verità è... che è sbagliato il venerdì per Povera patria! Infatti doveva andare il mercoledì! Ma io ho dovuto inchinarmi al coordinamento dei palinsesti, perché Bruno Vespa comanda e decide, e non vuole controprogrammazione. Basta, mi sono liberato! Già so che pagherò questa affermazione!». La prima reazione di Vespa non s'è fatta attendere: «Non siamo ridicoli.
Porta a porta va in onda a ore impossibili, viene massacrata dai commenti alle partite di calcio... Povera patria in un giorno diverso dal nostro? È la vecchissima regola di non sovrapporre informazione a informazione. Un consumato uomo di televisione come Carlo Freccero la conosce perfettamente...». DA
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