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La freddezza di Di Maio oscurato da Conte. Tra i due è battaglia su poltrone e leadership

Il professore nuova guida dei grillini che non si riconoscono in Luigino

La freddezza di Di Maio oscurato da Conte. Tra i due è battaglia su poltrone e leadership

Circola voce che per capire come procederà il nuovo corso giallorosso basti sostituire le caselle. Giuseppe Conte nel posto che era di Luigi Di Maio, il capo politico nel ruolo di «guastatore» appartenuto a Matteo Salvini fino a un mese fa. Nuova maggioranza, altro dualismo. Questa volta tutto interno al M5s. Se durante l'esperienza gialloverde i due perni attorno a cui ruotava l'azione di governo erano i leader di Lega e Cinque Stelle, allora adesso si profila all'orizzonte una competizione tra l'ex avvocato del popolo e l'appena insediato ministro degli Esteri. La guerra a bassa intensità è cominciata. Prima ci sono state le pretese del capo grillino per ottenere la carica di vicepremier, disinnescate da una mediazione diretta di Conte con il Pd. In extremis, a ridosso del giuramento, è andata in scena la battaglia per l'occupazione delle stanze di Palazzo Chigi. In questo caso l'ha spuntata Di Maio che, dopo un confronto acceso con il premier, è riuscito a piazzare il suo fedelissimo Riccardo Fraccaro sulla poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E il risiko è andato in scena anche sulle nomine degli altri ministri. Il capo politico dei Cinque Stelle ha blindato Alfonso Bonafede alla Giustizia e promosso Stefano Patuanelli nel dicastero del Mise. Una freddezza nei confronti del premier dipinta ieri sul volto corrucciato di Di Maio nel corso del discorso di Conte per la fiducia alla Camera. Un'espressione inequivocabile che ha fatto fare molte domande agli attivisti sui social.

Mentre, ancora dal fronte dei componenti grillini del governo, a tessere la tela con Conte e il gruppo parlamentare dovrebbe esserci l'ex Questore alla Camera Federico D'Incà, nominato Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Non segue ciecamente Di Maio, è descritto come efficace uomo di mediazione e soprattutto dispone di ottime entrature nel Pd. La battaglia, nel breve periodo, proseguirà sui sottosegretari. Che, nelle intenzioni dei deputati e senatori che si oppongono internamente al capo politico, dovrebbero essere il campo su cui attuare il «ricambio» invocato nelle assemblee parlamentari del M5s. Nei capannelli degli uomini più vicini a Di Maio si borbotta: «Il problema non è Fico, ma tutti quei parlamentari che non hanno mai seguito Di Maio e che ora hanno trovato un leader in Conte». Sospetti che dal lato opposto si concretizzano nelle riflessioni di chi nei Cinque Stelle crede che l'unico che possa far cadere il nuovo governo sia il capo politico del M5s.

Tutto ciò si interseca con le

lotte di potere interne ai pentastellati. E la «guerra di successione» per la leadership del futuro. Una resa dei conti che prima o poi dovrà arrivare, e il timing dello scontro finale potrebbe deciderlo proprio Di Maio.

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