Frena anche uno dei fondatori dell'Arcigay "Meglio l'intesa, omosessuali anche a destra"

L'ex senatore Silvestri: "Temo per la libertà di parola e l'utero in affitto"

Giampaolo Silvestri, classe 1954, bresciano, laureato in filosofia, è uno dei fondatori dell'Arcigay, ne è stato a lungo consigliere nazionale, poi ha rotto con l'associazione: «Quando è diventato chiaro che erano favorevoli all'utero in affitto, ho dovuto abbandonarli. Purtroppo ormai l'utero in affitto non si ferma più, io sono contrario, è triste ma quando una cosa si può fare si fa, soprattutto quando girano tanti soldi». Nella vita è stato un po' di tutto, manovale, lavapiatti, cameriere, insegnante alle superiori. Nel 2006 è diventato senatore con i Verdi e i Comunisti italiani: «Sono stato il primo a dichiararmi omosessuale sulla navicella di Palazzo Madama». Durante quella legislatura ha fatto approvare, con il sostegno trasversale della destra, l'asilo politico in Italia in caso di gravi discriminazioni per l'orientamento sessuale.

Non nasconde le perplessità sul ddl Zan: «Peccato che si siano perse le intenzioni iniziali. Ora è una legge troppo etica, da Stato che entra tra le lenzuola. Pensare di approvarla senza modifiche è voler mostrare i muscoli dove non devono essere mostrati. La medesima cosa, in senso contrario, vale per ciò che sta accadendo in Ungheria». È infastidito dalle strumentalizzazioni politiche: «Facciano tutti insieme una legge semplice agganciandosi alla Carta dei diritti d'europea. Sono rimasto stranito perché un fatto enorme, come il disegno di legge contro l'omofobia presentato dal centrodestra, non è stato nemmeno valutato. La sinistra fa malissimo a non valorizzarlo: unificare i testi sarebbe forte e pedagogicamente incisivo».

Secondo lui, ci si è scordati del passato: «Si dimentica quando a destra, ma precedentemente anche a sinistra, c'era la criminalizzazione del frocio. Ora anche la destra è più moderna ed è una cosa enorme per la democrazia e per la comunità degli omosessuali, dove sono sempre stati presenti fratelli di destra».

Silvestri contesta il principio alla base del ddl Zan, che il sesso non sia un dato biologico: «Per me che sono ecologista, il sesso non può essere dettato solo da una decisione volontaristica. Purtroppo nella legge iniziale, partita ai tempi di Grillini come difesa dai reati d'odio, si sono poi inserite altre istanze come l'identità di genere. Ma il sesso non lo scegli, è dato. Poi puoi fare un processo di mutazione se lo ritieni. Noi abbiamo una legge per la trasformazione da donna a uomo e da uomo a donna molto buona, con un accompagnamento gratuito, ma sono cose meditate, lunghe, in cui la legge ti sostiene, gli psicologi ti supportano, non è la boutade della serata».

Tra i pericoli maggiori, anche Silvestri vede l'articolo 4 sui reati d'opinione perché «riconsegna tutto in mano ai giudici». È anche convinto che «la legge possa essere un precedente pericoloso. Se dicessi che le multinazionali hanno ridotto in povertà i Paesi poveri, se poi avviene un attentato, il giudice può ritenere che la mia affermazione possa essere stata un'istigazione».

Dà anche ragione al Vaticano: «Oggettivamente come Stato è nel giusto, perché esiste il Concordato, anche se io sono contrario al Concordato».

Infine l'appello al Papa: «Francesco approfitti del Giubileo del 2025 per chiedere perdono alle persone omosessuali che hanno avuto le vite rovinate. Mi riferisco alla storia passata, non a oggi, ma la Chiesa non ha mai chiesto perdono».

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