Un fil rouge unisce idealmente Forte dei Marmi a Giovinazzo. Alla Versiliana Stefano Parisi, ospite alla festa del Fatto Quotidiano, ribadisce il suo No alle riforme costituzionali: «Non perché deve cadere Renzi ma perché sono lacunose, pasticciate e sbagliate». A Everest si sente la stessa musica e in più si smascherano tutte le falsità del ddl Boschi.
Alla festa organizzata da Gasparri picchiano duro in tanti tra cui i deputati Pietro Laffranco ed Elvira Savino: «Sapete quanto risparmieremo col nuovo Senato? 50 milioni. Una briciola. In pratica, rapportato al nostro debito, quello che spende lo Stato in 19 minuti», ricorda la Savino. Non solo: il risparmio renziano è il classico gioco delle tre tavolette perché «i rimborsi dei nuovi senatori non vengono messi in conto allo Stato ma vengono soltanto spostati e messi in carico alle Regioni. In ogni caso denaro drenato dalle tasche dei cittadini».
Intanto, chilometri più a nord, Parisi conferma di essere in campo e precisa il suo ruolo attuale: «Non sono un manager della politica. Facevo il manager ma ora faccio politica». Poi parla della sua collocazione: «Non sono di Forza Italia ma ho un incarico di Forza Italia. Berlusconi mi ha chiesto di portare idee su come questo partito possa essere rigenerato. Il problema è la capacità di parlare al cuore della gente e di dare una speranza agli italiani che vogliono una prospettiva di sviluppo». Insomma, è Parisi su cui ora punta Berlusconi e Mister Chili Tv lo omaggia davanti a una platea «travagliesca»: «Berlusconi ha rappresentato un sogno nel '94 e in molte altre elezioni. Ha fatto tante cose buone, ha aperto alle liberalizzazioni ed è sempre stato legittimato democraticamente. E non penso che gli ultimi 20 anni siano stati un disastro. I principi del '94 sono ancora quelli giusti».
Molto berlusconiano anche il suo pensiero sulle primarie: «In Italia non sono vere. I 5 stelle le fanno sul web e con qualche centinaio di persone decidono il candidato. O si fanno come negli Usa o lasciamo perdere. I gruppi dirigenti devono scegliere un candidato bravo che poi sia votato dal popolo». Altrettanto berlusconiano l'approccio sulla spesa pubblica: «È sbagliato andare in Europa a chiedere flessibilità. Il nostro problema non è la Merkel ma il nostro debito pubblico. E ci sono due modi per rimediare: tagliando i costi della politica e riducendo la spesa pubblica». Cosa che Renzi non sta facendo, anzi.
Alla kermesse di Gasparri, intanto, si piccona ancora la riforma della Costituzione perché il procedimento legislativo seguirà dieci strade diverse e non è chiaro quando seguirà un percorso piuttosto che un altro. Peggio: «La questione è regolata dall'articolo 70 - ricorda Elvira Savino - Prima era di 9 parole, ora di 492. E il testo è incomprensibile, con decine di rimandi ad altre norme. Sembra un milleproroghe. Neanche a Bisanzio».
L'ultimo schiaffo a Renzi arriva dal giovane sindaco azzurro di Ascoli, Guido Castelli. Uno schiaffo sotto forma di libro: No, caro Matteo è il titolo di un volume che scardina le politiche dell'ex sindaco di Firenze: «Il tuo governo è diventato il più rigoroso prosecutore del disegno elitario e centralistico del professor Monti.
Anche tu vuoi che i sindaci diventino dei prefetti agli ordini dello Stato centrale?». E ancora: «Renzi è per i Comuni ciò che la Merkel è per l'Italia». E sotto il tendone di Giovinazzo l'applauso è più forte e più lungo del solito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.