Parigi brucia

Frontiere blindate. E la Polonia fa muro: "Ora basta migranti"

Europa costretta a limitare la libera circolazione delle persone

Frontiere blindate. E la Polonia fa muro: "Ora basta migranti"

L' Isis promette che questo è solo l'inizio della tempesta, e l'Europa sembra finalmente prendere la minaccia sul serio: nella scia della notte di sangue parigina si sono tenute ieri riunioni straordinarie sulla sicurezza nelle principali capitali, e tutti i leader, da Hollande a Cameron a Renzi, hanno garantito che costi quel che costi - vinceremo questa battaglia. La Francia, oltre a proclamare lo stato d'emergenza, ha già adottato i primi provvedimenti restrittivi, dando maggiori poteri alla polizia, ma anche chiudendo a tempo indeterminato la Tour Eiffel, una cosa che, per quanto opportuna, rappresenta una vittoria propagandistica per gli jihadisti. Ma tutti i Paesi che si sentono minacciati stanno varando misure eccezionali a fini preventivi. L'impresa, tuttavia, appare molto complessa, per almeno tre ragioni: primo, il nemico è già tra noi, sotto forma di una massiccia presenza musulmana soprattutto in Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Germania, sempre più radicalizzata dal sapiente uso dei social media da parte del Califfato e, nonostante i tentativi delle autorità di bloccarli, dal rientro di reduci dai campi di battaglia della Siria; secondo, con la notte di fuoco di Parigi l'Isis ha introdotto per la prima volta in Europa l'impiego massiccio di attentatori-suicidi, molto difficili da fermare; terzo, i terroristi, che con gli assassini dei giornalisti di Charlie Hebdo e dei clienti di un supermarket kosher avevano scelto bersagli precisi, sono passati adesso alla tattica di colpire massicciamente e a caso quelli più facili e indifesi, cioè chiunque.Che cosa può fare, allora, l'Europa per difendersi? Anzitutto, restare unita, intensificando ulteriormente la collaborazione tra i servizi, anche con la Russia che si è affrettata ad offrirsi come partner in questa guerra e che (oltre all'abbattimento del suo aereo in Egitto) ha già sperimentato, ai tempi del conflitto ceceno, questo tipo di terrorismo al teatro Dubrovska di Mosca e alla scuola di Beslan.

Inoltre, bisognerà dare alle varie polizie maggiori poteri, anche a costo di modificare in senso restrittivo una legislazione troppo garantista, come avvenne per fronteggiare Brigate rosse e Rote Armee Fraktion. Un indirizzo di questo genere solleverà critiche e proteste, ma appare indispensabile di fronte al gran numero di estremisti e di «jihadisti di ritorno» contro i quali non si è potuto (o voluto?) procedere in maniera preventiva.Sarà anche necessario mettere dei limiti, speriamo solo temporanei, alla libertà di circolazione tra i Paesi europei, visto che i terroristi parigini avevano pare la loro base in Belgio. A caldo, Hollande ha addirittura annunciato la chiusura delle frontiere francesi, poi ha fatto marcia indietro limitandosi a ripristinare i vecchi controlli. Ma, alla faccia del politicamente corretto, per evitare il caos bisognerà concentrarli sui musulmani, specie di seconda e terza generazione, anche se cittadini comunitari, e alzare contemporaneamente la vigilanza sulla valanga di migranti in arrivo dal Medio Oriente. Ieri la Polonia, oltre a inasprire i controlli ai confini, ha annunciato che non rispetterà gli impegni presi con la Ue sull'accoglienza dei rifugiati.Se vuole organizzare una difesa efficiente, l'Europa deve poi avere le idee chiare su dove l'Isis ha interesse a colpire. La Francia è senza dubbio oggi l'obbiettivo privilegiato, sia perché è l'unico Paese, oltre l'America, ad avere esteso i bombardamenti dell'Isis dall'Irak alla Siria, sia perché è la più pronta a intervenire militarmente (vedi l'operazione del Mali) ovunque si profili una minaccia islamista. Ma, nel suo messaggio, il Califfato ha anche preannunciato imminenti attacchi contro Londra e Roma, lasciando stranamente fuori dall'elenco Berlino, forse per la limitata attività militare della Germania in Medio Oriente. Sono scelte ovvie, visto che la Gran Bretagna è la più stretta alleata degli Usa e che Roma è la capitale della Cristianità, in procinto di ospitare un Giubileo che costituisce un bersaglio ideale. Tuttavia, questo non significa che Budapest, o Varsavia, o Amsterdam possano considerarsi al sicuro, e non debbano contribuire con tutti i mezzi allo sforzo comune. Hollande ha ragione quando dice che ormai siamo alle prese con una guerra, che va combattuta su due fronti. Quello interno per fermare gli stragisti e quella esterna per eliminare il loro mandante e punto di riferimento: il Califfato.

E almeno su questo fronte comincia ad arrivare qualche buona notizia.

Commenti