Coronavirus

La doppia faccia dell'Europa: porte aperte solo ai migranti

Potrà essere sempre garantita la protezione internazionale a chiunque bussi alle frontiere esterne dell'Ue: altro che chiusura dei confini per prevenire i contagi, l'Europa mostra ancora di più i suoi paradossi

La doppia faccia dell'Europa: porte aperte solo ai migranti

Tra paradossi e misure fuori da ogni realtà, l’Unione Europea sta dimostrando riguardo alla questione della chiusura dei confini la propria totale inadeguatezza.

Per proteggersi dalla diffusione dell’epidemia da Covid-19, già durante la prima metà di marzo numerosi Paesi del vecchio continente avevano blindato i confini, chiudendo le frontiere con i vicini. E non sono stati soltanto governi definiti “sovranisti”: non solo infatti Polonia, Ungheria ed Austria hanno adottato questo provvedimento, domenica scorsa anche la Germania di Angela Merkel ha optato per l’istituzione di controlli alle frontiere.

Lunedì, a fatto compiuto, la commissione europea ha quindi emanato delle linee guida. Un disperato tentativo di riprendere in mano la situazione, dopo i colpi decisivi inferti al trattato di Schengen.

Quest’ultimo da 30 anni costituisce uno dei pilastri dell’Ue, garantendo libera circolazione di persone e merci tra i vari paesi aderenti. L’istituzione di controlli alle frontiere, non ha fatto altro dunque che determinare un vero e proprio superamento dei principi di Schengen. Da Bruxelles, come detto, la commissione non ha potuto fare altro che prenderne atto.

Ma le sue linee guida appaiono su certi aspetti paradossali. Soprattutto per i punti riguardanti il controllo delle frontiere esterne. L’Ue di fatto ha blindato il territorio comunitario per almeno 30 giorni: nessun extracomunitario in linea teorica può entrare in uno dei 27 paesi dell’Unione. Questo perché la commissione ha rivendicato di aver più poteri per ciò che concerne il controllo delle frontiere esterne.

Ed è qui il paradosso: nel decretare la chiusura dei confini dell’Ue, l’esecutivo comunitario ha però sottolineato che le restrizioni sugli ingressi “non si applichino alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale”. Un’eccezione che in realtà apre un grande squarcio nella fittizia blindatura dei confini esterni.

Questo perché chiunque potrebbe dichiarare di essere bisognoso di protezione internazionale e dunque accedere all’Ue. Chi entra, anche irregolarmente, potrebbe porre in essere una domanda di asilo la cui risposta sarebbe destinata ad arrivare dopo anni. Per cui, chi bussa alle frontiere esterne comunitarie entrerebbe comunque in Europa.

Un paradosso che suona come una vera e propria beffa: al suo interno il vecchio continente, per prevenire l’ulteriore dilagare dell’epidemia da Covid-19, si blinda e non lascia più circolare, secondo disposizioni legittime dei vari Stati membri, liberamente le persone. L’Ue invece, dal canto suo, continua a mantenere brecce ben vistose e crepe molto importanti nei suoi confini esterni.

Chiunque chiederà protezione potrà entrare in Italia, anche clandestinamente. Un italiano che vorrebbe invece raggiungere l’Austria, verrà bloccato al Brennero.

Paradossi che, come detto ad inizio articolo, ben dimostrano la cronica incapacità della commissione di avere una visione chiara della realtà.

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