Renzi fa una cosa di destra

Tagli alle imposte per 18 miliardi e sgravi alle imprese che assumono: è la ricetta di Forza Italia

Renzi fa una cosa di destra

Con Renzi abbiamo gli stessi nemici (le tasse, la burocrazia, i sindacati, i giustizialisti), peccato che gli amici siano diversi (lui si appoggia alla sinistra storica e ai traditori del centrodestra di Alfano). Ed è un peccato, perché se così non fosse il patto del Nazareno sulle riforme istituzionali potrebbe davvero essere esteso anche ad altri campi, dando più forza all'azione di governo. Dico questo perché la ricetta economica presentata ieri dal premier agli industriali, se realizzata in modo fedele alla parole pronunciate, può essere sicuramente un terreno di incontro. Tagli alle tasse per 18 miliardi (dei quali 6 per alleggerire l'odiata Irap alle imprese) e nuove assunzioni senza contributi a carico delle imprese per i primi tre anni sono infatti ricette che Renzi ha pescato dai programmi elettorali del centrodestra, non certo da quelli del Pd. Programmi che solo per la stupidità degli alleati di Berlusconi, e successivi tradimenti per interessi personali, sono rimasti in gran parte sulla carta.

Con Renzi è sempre meglio usare i «se». Ma, certo, se il premier manterrà la parola, questa manovra finanziaria traghetterà definitivamente la sinistra italiana dal post comunismo alla socialdemocrazia. La domanda ora però è: quanta sinistra è disposta a imbarcarsi e remare per raggiungere il porto? Il recente psicodramma sulla delega per la riforma dell'articolo 18 e il lancio di uova e farina con cui i sindacati hanno accolto l'arrivo di Renzi non lasciano intravvedere una navigazione tranquilla. Claudio Velardi, uno che quel mondo lo conosce bene, in un'intervista che pubblichiamo oggi, fa un'analisi che sa di premonizione: chissà che Bersani e soci alla fine non trovino il coraggio di uscire dal Pd di Renzi per fondare un nuovo partito, magari insieme a Vendola, alla Camusso e a quel mondo che di ricette liberali e accordi con il centrodestra proprio non ne vuol sapere.

Non so se andrà a finire così. Ma se solo esiste una possibilità in tal senso, certo serve che Forza Italia mantenga i nervi saldi e intatta la sua non residuale forza parlamentare ed elettorale.

Perché a quel punto si aprirebbero scenari fino a ieri impensabili, cosa che stanno intuendo i senatori di Alfano che hanno annunciato - o stanno per farlo - il ritorno all'ovile di Berlusconi. Essere marginali, oggi, non solo è inutile. È suicida.

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