La fuga della Boschi sparita dalla politica dopo il caso Etruria

L'icona del governo dopo la mozione di sfiducia è scomparsa dai riflettori. Scelta volontaria, tentativo di eclissarla o una strategia di «distrazione»?

La fuga della Boschi sparita dalla politica dopo il caso Etruria

Missing in action, desaparecida, polverizzata. Maria Elena Boschi, la favorita del premier, la meravigliosa icona del governo che fa le riforme di cui nessun altro esecutivo è stato capace dal dopoguerra in qua, è sparita dal radar della politica. Da quando è scoppiato lo scandalo di Banca Etruria la sua visibilità si è ridotta moltissimo: meno dichiarazioni, zero interviste, interventi soltanto su temi istituzionali. Ma un conto è il profilo basso, un altro è darsi alla fuga.Fino a un mese fa la ministra delle Riforme incarnava tutta la ventata di novità che Matteo Renzi voleva imprimere al Paese: giovane, bella, di sinistra ma non troppo, decisa, preparata, efficiente, paziente. Si poteva discutere su tacchi, tailleur o qualche mise non azzeccatissima, per il resto la Boschi ha navigato lontano dal gossip, tutta presa dalla missione quasi impossibile che si era sobbarcata, ovvero modificare l'assetto istituzionale del Paese.Poi è esplosa la bomba Etruria, la banca di cui papà Pierluigi Boschi era vicepresidente. In quei giorni si svolgeva la Leopolda a Firenze e la performance di Maria Elena è stata un disastro: apparizione tardiva, discorso debolissimo, conferenza stampa disertata e per giunta un paio di stivali da denuncia.Ma la ministra era pur sempre il volto soave del governo, le partite aperte erano parecchie (legge di Stabilità, giudici costituzionali, riforme verso il referendum) e lei ha detto la sua su tutto come d'ordinanza. Ha sdegnato la mozione di sfiducia dei Cinque stelle («vedremo chi ha la maggioranza»), in effetti finita nel nulla, e ha atteso con apparente serenità il verdetto dell'Antitrust sul conflitto di interessi nel salvataggio dell'Etruria.Ed ecco la svolta boschiana. La virata dal profilo istituzionale alla sparizione. L'Antitrust segnala infatti il lungo assenteismo della Boschi dai vertici decisivi per il destino della banca e dei suoi risparmiatori. Niente riunioni, niente conflitto di interesse. Tutto torna, almeno così sembra. Ma le assenze strategiche, che datano addirittura dal 20 gennaio dell'anno scorso (quando il Consiglio dei ministri varò il decreto 3/2015 sul sistema bancario) suonano come la conferma che la puzza di bruciato aleggiava da allora. E che a Palazzo Chigi si stava già applicando la strategia dello struzzo: testa nella sabbia e fingere che tutto va ben, madama la marchesa.Il pronunciamento dell'Antitrust è del 23 dicembre. Da allora di Maria Elena Boschi, già ridotta al quasi-silenzio, si sono perse le tracce, se si eccettua un tweet di circostanza sul discorso di fine anno («Davvero belli gli auguri del presidente Mattarella all'Italia: sarà un 2016 ricco di sfide e di impegno») e un'indiscrezione rivelata dal quotidiano L'Arena di Verona: la ministra ha trascorso il capodanno a New York e ha scelto per il cenone un locale italiano nell'East Village di Manhattan, la risotteria Melotti che ha la casa madre nel Veronese, a Isola della Scala, dove si coltiva il Vialone nano.Sulla pagina Facebook dell'azienda agricola appaiono due foto della ministra sorridente in abito corto nero che posa con un piatto di riso in mano accanto ai titolari newyorkesi.

I commenti degli internauti non sono tutti entusiastici: «Ha pagato la ministra coi schei de banca Etruria?», «Spero gli sia andato di traverso», «ha deriso (non è un gioco di parole!!!) gli italiani». Le conveniva restare nell'ombra.

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