Fughe di migranti contagiati. Cresce la paura in tutta Italia

Le proteste in Sicilia, a Roma e nel Veneziano per l'arrivo di stranieri accusati di diffondere il virus

Fughe di migranti contagiati. Cresce la paura in tutta Italia

Da Nord a Sud aumenta il malcontento per la gestione dell'accoglienza. Gli sbarchi, in cui si sono registrati numerosi casi accertati di migranti positivi al coronavirus, i trasferimenti degli stranieri su tutto il territorio nazionale e le fughe dai centri di accoglienza hanno creato fibrillazione per l'intero Stivale. I cittadini temono per la salute, visto che in diverse occasioni i migranti allontanatisi dalle strutture in cui erano ospitati erano in quarantena, e vogliono anche salvaguardare l'economia che non reggerebbe a un altro lockdown.

La protesta partita da Amantea in Calabria dopo l'arrivo di 13 migranti affetti da Covid19, sta dilagando a macchia d'olio: Porto Empedocle, terra di passaggio dei migranti trasferiti da Lampedusa su terraferma, Roma, dove sono stati trasferiti al Celio diversi positivi al coronavirus, Jesolo dove si è individuato un focolaio di 43 migranti ospitati nella struttura fronte mare gestita dalla Croce Rossa, Cavarzere, dove sono stati trasferiti alcuni di loro, e Cona, dove si teme la riapertura del centro migranti chiuso da Matteo Salvini.

Inutile rassicurare la gente dai «piani alti», alla paura si è unita la rabbia di vedere violate le disposizioni da parte dei migranti che non rispettano la quarantena mettendo a rischio la vita di tutti. E se a ogni azione corrisponde una reazione, bisognerà presto attendersi una risposta dai cittadini alla decisione del governo di ignorare il delicato momento che si sta vivendo e pertanto di proseguire con l'accoglienza a tutti i costi. Costi peraltro cari, visto che ogni migrante che sarà ospite sulla seconda nave adibita a quarantena stando alla gara d'appalto costerà circa 5mila euro al mese.

L'ultima fuga di migranti è di ieri mattina quando 8 tunisini sono scappati dall'ex azienda Don Pietro di Comiso (Ragusa), la stessa da cui nelle scorse settimane si sono allontanati 72 migranti in quarantena e un finanziere è stato ferito mentre tentava di bloccarne uno, e la stessa in cui si trovano 14 pakistani positivi al Covid19. «La struttura non è idonea allo scopo - dice un poliziotto -. I muretti a secco che delimitano il centro non arrivano a un metro di altezza. I migranti scappano. Per l'ennesima volta dei tunisini sono fuggiti e noi possiamo ostacolarli solo cercando di frapporci fisicamente rischiando la nostra incolumità. A chi interessa la nostra vita? Interessa a qualcuno che gente con precedenti si disperda per il territorio? Siamo fortunati che i malati di coronavirus sono del Pakistan, perché sono di indole mite, se erano tunisini li avremmo sparsi per l'Italia».

Le notizie si inseguono. Sabato in 20 sono scappati dall'hotspot di Taranto. Erano giunti nei giorni precedenti da Lampedusa ed erano in attesa di essere inviati in altri centri dopo l'identificazione. Altri sono stati fermati dalla polizia. La fuga di 24 stranieri dall'hotspot di Messina ha scatenato l'ira del sindaco, Cateno De Luca, che ha dichiarato guerra al Viminale annunciando la chiusura della struttura. Altra fuga da Gualdo Cattaneo, piccolo centro in provincia di Perugia. Sabato sono fuggiti 23 dei 25 tunisini arrivati giovedì da Agrigento e ancora in quarantena preventiva.

«Erano arrivati senza che il sindaco venisse avvisato, se non poche ore prima», denuncia il deputato della Lega Virginio Caparvi che ha incontrato il primo cittadino Enrico Valentini. Per quest'ultimo la gestione dei migranti da parte del governo è «a dir poco superficiale».

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