Sfumato un sogno. A sorteggio. Milano, arrivata pari merito con Amsterdam al terzo turno (13 a 13), è stata sconfitta.
E dire che alla vigilia del voto, altre due città, dopo La Valletta che si era ritirata venerdì, avevano rinunciato alla corsa: Zagabria aveva dato forfait in mattinata, Dublino a poche ore dal voto, lasciando quindi la sfida a 16 (Amsterdam, Atene, Barcellona, Bonn, Bratislava, Bruxelles, Bucarest, Copenhagen, Helsinki, Lille, Milano, Porto, Sofia, Stoccolma, Vienna e Varsavia).
L'Agenzia Europea del Farmaco si trasferirà quindi ad Amsterdam. Un risultato, quello di ieri alle 18 e 18 imprevedibile, almeno stando ai bookmaker londinesi Ladbrokers, che fino a domenica davano Bratislava 3 a 1. E invece Bratislava è uscita al primo turno, mentre Milano, che veniva quotata 2/1 ha superato brillantemente il primo step, con 25 punti, staccando quindi Amsterdam e Copenhagen di cinque (erano arrivate pari merito a 20).
Il meccanismo di voto segreto prevedeva al primo turno 6 punti a disposizione per ogni paese (al voto i ministri degli Esteri dei 27 paesi, tranne quello della Gran Bretagna, riuniti nel Consiglio europeo Affari Generali) per tre città: tre per la prima scelta, due per la seconda e uno alla terza. Per vincere al primo turno, invece, era necessario avere tre punti da almeno 14 paesi.
Nel secondo turno ogni Stato membro ha a disposizione un solo punto. Qui Milano era passata con 12 punti e Amsterdam, quotata domenica 7 a 1, con 9 punti. Lo Slovacchia si è astenuta dalla votazione dopo l'esclusione di Bratislava. Così alle 17.38 il sindaco era chiuso nel suo ufficio a Palazzo Marino con il fiato sospeso per l'esito della terza e ultima votazione: «Dopo le prime due votazioni ci avevamo sperato» ha detto Sala in serata. Grande silenzio anche dall'alto della sede della Regione dove il governatore Roberto Maroni aspettava con «ottimismo e apprensione» la votazione finale. Che si è chiusa a sorpresa: visto il testa a testa tra Milano e Amsterdam (13 a 13) si è proceduto al sorteggio, con bussolotto. Che ha fatto sfumare in un attimo sei mesi di lavoro e missioni internazionali, un indotto da 1,7 miliardi di euro, tremila posti di lavoro e un peso sullo scacchiere europeo di non poco conto. Così se Milano era considerata una delle città in pole position per il suo dossier - «la candidatura è la migliore dal punto di vista tecnico» il mantra che rimbalzava da un'istituzione all'altra, indipendentemente dal colore politico - quello che si temeva era che vincesse il criterio geopolitico, ovvero l'assegnazione dell'agenzia a un paese che ne era sprovvisto. Quindi Bratislava, che invece è uscita sconfitta al primo turno. Ma gli accordi politici sono stati stretti nel rush finale, evidentemente. «È probabile che alla fine abbia prevalso qualche accordo politico - ha commentato amaro il sindaco Sala - Questo uscire così bene dal primo turno prima degli accordi dell'ultimo momento dimostra che all'inizio c'era la volontà di premiare la candidatura più forte, cioè noi».
Così se la candidatura del capoluogo lombardo rispondeva a tutti i requisiti richiesti per il trasferimento a febbraio 2019 dell'Ema da Londra (il Pirellone come sede disponibile subito offerta gratis per il primo anno, la capacità ricettiva, l'offerta scolastica internazionale, i collegamenti con il resto d'Europa, la copertura sanitaria, la qualità della vita); così infatti non era per la città olandese che mette sul piatto una sede ancora in costruzione, quindi la necessità di un doppio
trasloco, un aeroporto congestionato (Milano ne offre tre), un mercato immobiliare molto costoso. Non è da trascurare nemmeno il fatto che il 65 per cento dei dipendenti dell'agenzia aveva espresso gradimento per Milano.
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