La tragedia del Mottarone

"Fune usurata dall'uso dei forchettoni"

Accertamenti sul rapporto causa-effetto. I dubbi sulle immagini del videomaker

"Fune usurata dall'uso dei forchettoni"

È sempre stata una delle ipotesi al vaglio degli investigatori che indagano sul disastro della funivia del Mottarone, ma alla luce di quanto sta emergendo sul ricorso ai forchettoni per disattivare i freni di emergenza (che in Europa non sono obbligatori), sta prendendo piede la pista che proprio un uso smodato dei ceppi, che potrebbero aver scaricato sulla fune traente una tensione eccessiva, abbia contribuito al suo cedimento.

Se finora si pensava che il campo dell'indagine fosse circoscritto a circa un mese prima della tragedia - più o meno dalla fine di aprile a domenica 23 maggio, quando la cabina numero 3 è precipitata uccidendo 14 persone - adesso la Procura di Verbania punta a ricostruire il più possibile la storia degli ultimi sette anni della funivia perché sospetta che gli ormai noti forchettoni, colorati di rosso proprio per renderli visibili, fossero impiegati con una frequenza tale da indebolire la fune d'acciaio. Un'ipotesi a cui non crede Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti impianti a fune: «Dire che la fune è stata danneggiata dall'utilizzo dei forchettoni mi sembra eccessivo». Il caposervizio Gabriele Tadini ha ammesso che negli ultimi tempi l'inserimento dei ceppi era diventata una prassi nota a tutti per bypassare un malfunzionamento che faceva bloccare la funivia. Ma dei filmati amatoriali girati da un videomaker svizzero, ora agli atti dell'inchiesta, mostrano l'impianto girare con i forchettoni inseriti già nel 2014, tra l'altro lo stesso anno in cui la funivia fu chiusa per un radicale intervento di ristrutturazione. Il procuratore Olimpia Bossi per ora è cauta su questo punto, anche perché nei verbali gli operai spiegano che, una volta rimossi, i forchettoni vengono lasciati per comodità sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina. Le immagini del 2016, dunque, potrebbero averli ripresi posati ma non inseriti nel sistema frenante. Certo la possibilità che il ricorso «scellerato» ai forchettoni possa aver contribuito al cedimento del cavo, è una delle piste su cui si concentrano gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura sui resti della cabina. Su un eventuale nesso causale tra l'utilizzo dei ceppi e il deterioramento della fune sta lavorando il consulente dei pm, che lunedì effettuerà un nuovo sopralluogo sul luogo del disastro per valutare anche le modalità di rimozione della cabina per trasferirla altrove e dare il via ai cosiddetti accertamenti irripetibili, ai quali parteciperanno i periti di tutte le parti. Non solo quelli di Tadini, del titolare delle Ferrovie del Mottarone, Luigi Nerini e del direttore d'esercizio, Enrico Perocchio, ma anche di coloro che nelle prossime ore dovrebbero ricevere un avviso di garanzia perché sapevano dei forchettoni. Sarà determinante esaminare la «testa fusa», il cuneo di piombo che si aggancia alla cabina e che dopo lo schianto si è andato a conficcare in un albero.

Solo aprendolo si potranno conoscere le condizioni dei centimetri finali della fune.

Commenti