Elezioni Europee 2019

Fuori i due Mussolini, Kyenge e Civati a casa, delusione Pizzarotti

Esclusi anche Santanché, Alberoni e Gardini Mineo non ce la fa, Bonino non arriva al 4%

Fuori i due Mussolini, Kyenge e Civati a casa, delusione Pizzarotti

Roma - Della immarcescibile e forse ineludibile categoria dei «trombati», anche in queste Europee, non è giusto tralasciare il peso specifico che ogni caduta inevitabilmente comporta. Detto in soldoni, c'è trombato e trombato e non tutte le salme politiche hanno lo stesso peso, o lo stesso grado d'infelicità. Prendete per esempio i ghigni sulfurei e ipercontenti di certi aspiranti trombati, gente che pur di presentarsi alle urne non lesina e non indietreggia, accontentandosi di tenere alta la bandiera. Risma del genere di Marco Rizzo o Paolo Ferrero, votati da sempre alla causa del comunismo e, dunque, alla partenza già scissi in due tronconi: il primo per il Pc, il secondo donatore di sangue per La Sinistra. Cinquemila incredibili voti in quasi tutte le circoscrizioni per Rizzo, 8.133 per Ferrero nel Nord-Ovest, ed entrambi felici a casa, a ripassare il Capitale.

Della stessa categoria kamikaze, ma all'opposto, i superpubblicizzati «fasci» tipo Simone Di Stefano di CasaPound e Roberto Fiore di Forza Nuova. Chi invece ha sperato fino all'ultimo nel quorum erano i turboliberisti di +Europa, che nei torbidi ingranaggi europei hanno immolato Benedetto Della Vedova, l'ex grillino Alessandro Pizzarotti, Marco Taradash e (soprattutto) la veterana di tante battaglie Ue, l'ex commissaria Emma Bonino. Che, secondo le malelingue, di elezione in elezione riuscirà a dilapidare persino i Capitali di Soros, suo amico e, dicono, finanziatore. Anche La Sinistra di Nicola Fratoianni e Corradino Mineo ci ha rimesso le penne, non avendo, si presume, molto altro da spendere in pubblicità. Ma i nomi che pesano di più, i «non eletti» inattesi anche a se stessi, allignano altrove, e molti tra le sorelle e i Fratelli d'Italia. Non è riuscita, per esempio, l'operazione «salto della quaglia» a Elisabetta Gardini che, avendo litigato con mezza Forza Italia, è risultata votatissima nella «sua» Padova ma soltanto lì. Risultato: 14669 voti e a casa per meditare sulla famiglia. Sulle stesse barricate cadde anche il sogno del ritorno per Daniela Santanché, freddata sotto 7878 inutile schede utili nel Nord-Ovest. Ma poco male, lo stesso è capitato al vegliardo novantenne Francesco Alberoni, gran teorico dell'amore, che di preferenze ne ha riscosse poco meno: 5228. Potrebbero essere ripescati invece Irene Pivetti, scesa a meno di diecimila fan, e l'ex sindaco di Livorno, Filippo Nogarin.

A fare più rumore, si sa, sono i cognomi più densi di storia e non ci si può perciò meravigliare della caduta dei Mussolini: Alessandra dopo anni di servizio non passa nel Centro, mentre il cugino nonché Pronipote di Lui, Caio Giulio è precipitato sul fronte Sud, trafitto da 21.528 schede nostalgiche, e anche dal proto-dc Raffaele Fitto (sarà lui a passare se la Meloni optasse per quella circoscrizione). Non tornano a Bruxelles neppure Lorenzo Cesa e la stupenda Barbara Matera, che pure avrebbe meritato miglior sorte con i suoi 35801 fan. Sempre a proposito di famiglie difficili, il fondatore dell'omonimo «popolo delle», Mario Adinolfi, ci ha riprovato, nonostante la schiera dei fedelissimi si assottigli sempre di più (almeno quella).

Nel campo del Pd è stato invece fatale il Nord-Ovest a Mercedes Bresso ed Enrico Morando, ma pure il Nord-Est all'ex ministro Cécile Kyenge e a Laura Puppato. Triste y final la ballata per Pippo Civati, che aveva detto a tutti di non votarlo, dopo aver litigato con Angelo Bonelli per la gente messa in lista con i Verdi. Ha preso comunque 8.

199 voti di preferenza e l'ultimo mancante per far cifra tonda si può scommettere che sia quello della moglie Giulia, che ha sempre votato comunista.

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