di Alessandro Gnocchi
M atteo Renzi ha rimosso la bandiera europea e ha scoperto il Tricolore in uno slancio di patriottismo che ha toccato il culmine in coincidenza del collegamento facebook di due sere fa. Un appuntamento fissato per rispondere alle domande dei cittadini. I quali hanno potuto osservare, alle spalle del premier, un tripudio di verde-bianco-rosso, roba che non si vedeva dal Risorgimento. Sei bandiere abbaglianti avvolgevano il premier in maniche di camicia. Molto d'impatto. Al punto che qualcuno si è interrogato sul motivo della progressiva rimozione del vessillo europeo esibita in primo piano, in un angolo e infine nello sgabuzzino. Di recente, non sono mancati gli scontri con Bruxelles, che se ne infischia degli sforzi dell'Italia in materia di immigrazione. I conti prima di tutto, ripete l'Ue, anche se abbiamo mezzo Paese sotto le macerie provocate dai terremoti. Comprensibile dunque che Renzi abbia voluto ricordare simbolicamente che gli interessi dell'Italia vengono prima dei diktat di Jean-Claude Juncker. Sarà soltanto questo? L'Huffington Post, testata online non ostile al governo, ieri ha aperto il sito con una notizia singolare. La decisione di rottamare la bandiera europea a vantaggio del Tricolore sarebbe stata presa su consiglio di Jim Messina, il guru americano consulente per il Sì al referendum del 4 dicembre, circostanza smentita da una nota di Palazzo Chigi. In ogni caso, sarebbe questo il primo effetto delle elezioni statunitensi. Trump ha vinto le presidenziali con un concetto base: America first, prima l'America, poi gli accordi internazionali. L'America ha premiato il tycoon eleggendolo alla Casa Bianca. Per questo il nostro presidente del Consiglio, avrebbe deciso di «trumpizzarsi» un po'. Per vincere, Renzi deve scrollarsi di dosso l'aria di establishment che fa infuriare gli elettori. Cosa riuscita perfettamente a Trump, un outsider rispetto a Hillary Clinton, in politica da sempre. Prima conseguenza della «trumpizzazione» di Renzi: addio bandiera dell'Unione, simbolo di ottusità burocratica, lontananza tecnocratica e deficit di democrazia. Benissimo, però speriamo che Renzi se ne ricordi anche dopo il referendum, se sarà ancora a Palazzo Chigi o se rimarrà alla guida del Partito democratico. Da oggi, sia rottamata anche la retorica della grande casa europea minacciata dai populisti e dagli xenofobi. Già, perché il dibattito sull'Europa non è gradito, di Bruxelles si può parlare solo in termini di acritica adorazione. Invece piacerebbe sentire voci dissonanti. Il mercato comune è una bella cosa al contrario delle istituzioni europee nate da trattati illiberali. L'Unione europea non è uno Stato e il Parlamento europeo è una finzione. Sono posizioni che non trovano spazio. Un esempio vicino al Giornale: Ida Magli, alcune decine di anni fa, smontò il trattato di Maastricht articolo per articolo. Come risultato ottenne prima il silenzio e poi il dileggio (il giorno dopo la morte). Ecco, le battaglie simboliche, come la rimozione della bandiera, sono importanti ma poi ci vogliono i fatti.
Se non dovessero arrivare, e Renzi dovesse ammainare il Tricolore, toccherebbe pensare che la giusta riscoperta della bandiera nazionale sia soltanto un'altra mossa propagandistica a uso referendario. E questo sarebbe molto establishment.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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