New York. L'America di Joe Biden chiama a raccolta le democrazie occidentali per lanciare un segnale unitario contro la Cina. Un programma ambizioso quello del presidente Usa, anche se fra i leader del G7 riuniti per il vertice in Cornovaglia sono emerse divergenze su come rispondere alla minaccia del Dragone. Biden sta facendo pressione sui colleghi per un'azione concreta sul lavoro forzato nello Xinjiang, con l'obiettivo di inviare un messaggio chiaro al mondo. «Queste pratiche sono un affronto alla dignità umana e un esempio della concorrenza economica sleale di Pechino», ha detto un funzionario della Casa Bianca. Sottolineando che è essenziale adottare «misure concrete per assicurare che le catene di approvvigionamento globali siano libere dall'uso del lavoro forzato». I leader del G7 hanno approvato (su iniziativa americana) un piano globale sulle infrastrutture per i Paesi a basso reddito chiamato Build Back Better World, che vuole essere un'alternativa alla Via della Seta lanciata dalla Cina. Pennsylvania Avenue ha spiegato che l'iniziativa catalizzerà centinaia di miliardi di dollari dai governi del G7 e dal settore privato, e gli investimenti saranno mantenuti ad elevati standard ambientali, lavorativi, anti-corruzione e di trasparenza. «Ma non si tratta di far scegliere i Paesi fra noi e la Cina», piuttosto «di offrire una visione alternativa e positiva per il mondo rispetto a quella presentata da Pechino e Mosca», ha precisato un funzionario Usa.
L'approccio da tenere sul Dragone, tuttavia, ha diviso i leader riuniti a Carbis Bay: secondo fonti dell'amministrazione Biden citate dai media Usa c'è stata una «discussione interessante con delle differenze di opinione». Da una parte il presidente americano, il premier britannico Boris Johnson e il canadese Justin Trudeau puntano a promuovere misure più dure per arginare la Cina, dall'altra l'Unione Europea e i suoi leader, in particolare Mario Draghi e Angela Merkel, sono più cauti e interessati a enfatizzare le possibili aree di cooperazione. Fonti dell'Ue, invece, pur confermando le divergenze hanno contestato che Germania e Italia abbiano assunto una linea più morbida verso Pechino. Merkel e Draghi - hanno spiegato - hanno insistito per capire il ruolo della task force ipotizzata per affrontare le sfide che arrivano dal gigante asiatico. E la cancelliera tedesca in particolare ha evidenziato la necessità di «un'agenda positiva» per avere un alto numero di adesioni. E sul fronte dell'atteso faccia a faccia tra Biden e il collega russo Vladimir Putin, che si terrà il 16 giugno a Ginevra, la Casa Bianca ha detto di attendersi un incontro «franco e diretto». «Non ci facciamo illusioni» sul fatto che il rapporto fra di loro «sarà facile, anzi sarà un rapporto difficile e siamo stati abbastanza chiari su questo», ha spiegato un funzionario Usa: «Nelle due telefonate con Putin il presidente ha detto che non si limiterà a sorvolare sulle differenze, ma che le affronterà candidamente e direttamente. Avvertendo anche che quando la Russia supera una linea che noi riteniamo inaccettabile, le imporremo dei costi».
Il leader del Cremlino, da parte sua, in un'intervista a Nbc ha sottolineato che i rapporti fra Washington e Mosca sono al «punto più basso da anni», mentre parlando dell'ex comandante in capo ha affermato: Donald Trump è «un individuo straordinario, di talento. Ha personalità e non è arrivato dall'establishment». E Biden? È «radicalmente differente, ha trascorso quasi interamente la sua vita in politica».
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